Lettera alla mamma di un maschio
Condivido con voi la
profonda lettera che un'amica ha voluto che io leggessi:
“Carissima mamma di un
maschio (o di più maschi),
in un attimo il tuo
bambino sarà un uomo. E avrà dentro tutto quello che tu gli hai
insegnato, l’amore che gli hai trasmesso, le parole che gli hai
sussurrato. E dato che mia figlia sarà la donna che domani potrebbe
incontrare tuo figlio in un bar, in un ufficio o in una discoteca, mi
preme chiederti di essere brava.
Sì, brava. Perché a
crescere un maschio oggi bisogna essere capaci. Lascia stare, non
dirmi «Sì, ma anche a crescere una femmina». Certo, è vero. Ma
non facciamo paragoni, magari in un altro post parleremo anche del
crescere una figlia. Oggi parliamo di te. Di te e del tuo crescere un
piccolo uomo, in un momento in cui l’uomo, o meglio il concetto
antico di uomo, è in grossa crisi.
Insegnagli ad essere
anche femmina.
Anche se ti può sembrare
strano, è la prima richiesta che ti faccio. Se esiste ancora il
maschilismo, è perché gli uomini hanno paura della parte femminile
che è in ognuno di loro. Se esistono le discriminazioni, è perché
ai maschi si è detto troppo spesso «non piangere come una
femminuccia».
Tu insegnagli ad essere
un po’ donna. E insegnagli che donna è bello, che il rosa è un
colore emozionante, che avere un lato femminile è un valore, e non
una vergogna. Digli che si è più completi se ci si ascolta
completamente, fin nel profondo. Digli che persino suo padre, anche
se non lo fa vedere, è anche un po’ donna.
Trattalo come tratteresti
una figlia.
Ho visto troppe mamme
chiedere solo alla figlia femmina di sparecchiare dopo cena,
lasciando andare il maschio a guardare la tv. Bene, te lo chiedo
anche per mia figlia, nonostante lei oggi, quando riesce a servire il
pranzo alla scuola materna, torni a casa estasiata: insegna a tuo
figlio l’uguaglianza nei diritti, ma soprattutto nei doveri. Anche
se lo ami infinitamente e vorresti evitargli la fatica, obbligalo ad
aiutarti e fagli capire che, appunto, occuparsi della casa è una
grandissima fatica. Che va condivisa con la donna che amerà. E per
il suo futuro coniugale, digli anche, come scrive Ayelet Waldman in
«Sono una cattiva mamma», che non c’è nulla di più sexy di un
uomo che ti aiuta a caricare la lavastoviglie.
Insegnagli a parlare.
Parlagli e chiedigli di
parlare, sempre. Non archiviare tutto con un «è un maschietto,
certe cose se le tiene dentro». Insegnagli ad aprire un dialogo, a
chiarirsi, a confrontarsi. Fagli capire com’è importante usare le
parole, l’intelligenza, anche la furbizia, al posto della violenza.
Spiegagli come «stendere» una persona con un discorso, non con un
pugno. E fagli capire che la violenza si combatte con il dialogo, con
le domande, con la comprensione. Non con altra violenza.
Obbligalo a staccarsi da
te.
Non è il tuo fidanzato.
È tuo figlio, e un giorno dovrà andare via e amare perdutamente
altre persone. Tu spingilo ad andarsene un pochino ogni giorno.
Immagino che sia infinitamente emozionante vedere il tuo bambino che
ti dice «ti amo», ma poi, ad un certo punto, dovrà dirlo ad
un’altra persona. E non potrà cambiare improvvisamente: dovrai
essere tu, giorno dopo giorno, a fargli capire che c’è un mondo là
fuori che aspetta lui e tutto il suo affetto. Non cercare di essere
perfetta ai suoi occhi, perché non lo sei e non lo devi essere. Lui
dovrà avere voglia di trovare la perfezione altrove.”
Fonte: Donna Moderna,
Valentina Stella, 23 novembre 2012
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Chi ha scritto questa
lettera è davvero una madre consapevole. E' bellissima e non ci
aggiungerei nemmeno una virgola.
Questa mattina ho rivisto
il mio bambino, per un'esame di routine. E mentre scorrevano le sue
immagini, i particolari delle sue mani, dei suoi piedini, del suo
pancino e del suo viso, queste parole fluttuavano intorno a me.
Sono giorni che ai tg non
faccio che ascoltare tragiche notizie di bullismi, stupri, violenze
di ogni sorta. E' anche per questa ragione che per tanti (secondo
alcuni troppi) anni ho riflettuto se era giusto mettere al mondo un
altro bambino, maschio o femmina che fosse. Come umanità stiamo
tornando a toccare livelli bassi di comprensione, dialogo e mutuo
aiuto. Prevalgono l'individualismo, l'invidia, la cattiveria gratuita
e l'eterna lotta al potere che induce l'uomo dagli istinti più bassi
a prevalere sull'altro. In un modo o nell'altro.
Allo stesso tempo, però,
tante donne della mia generazione sono incinte o hanno appena avuto
un maschietto. Le osservo. Le conosco -per quanto si possa conoscere
l'altro, certo- e so che le parole di questa lettera sono impresse
nella loro coscienza (oserei dire) naturalmente.
La mentalità dell'uomo
non si cambia dall'oggi al domani, come si può fare con una
lampadina, oppure le batterie di una bilancia. Ci vogliono anni.
Tutto quello che auguro
al mio bambino, e a quelli che stanno crescendo ora, è che
migliorino lo stato delle cose, che siano consapevoli, che siano
uomini avveduti, buoni e saggi e risanino il Male che si sta
compiendo in questi anni.
Questa lettera è perfetta, e non c'è molto da dire se non che il mondo va così per la (mala)educazione ricevuta...
RispondiEliminaLe cose si possono cambiare... In bocca al lupo per tutto.
Un abbraccio
Che viva -anche- il lupo :-)
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