Recensione: "Elizabeth a Rügen" di Elizabeth von Arnim
Bollati
Boringhieri, 2004, 218 pp.
Avevo
già scritto in un post di qualche anno addietro che la scrittrice
inglese Elizabeth von Arnim è per me una tale perla che, per godermi
quello che ha scritto (circa diciannove libri tradotti in italiano),
me la sarei centellinata per bene. Perciò ho deciso di leggermi un
romanzo Arnimiano all'anno. Ebbene, vuoi la gioia della maternità,
vuoi gli impegni letterari e il lavoro, nel 2015 non ci sono riuscita
per un pelo. Ho terminato questo romanzo appena ieri notte, quindi
ora dovrò meditare profondamente su una decisione fondamentale:
leggo un altro von Arnim quest'anno per recuperare, oppure attendo
direttamente il 2017?
Mentre
il mio cervello stanco si mette in moto per risolvere anche questo
"grande" problema, passo a spiegarvi la simpatia di questo
romanzo, che in realtà avrebbe dovuto essere una guida turistica
spassosa su un'isola del Baltico, Rügen,
per l'appunto. Elizabeth la visitò un'estate, accompagnata solo
dalla sua fida cameriera Gertrud e dal cocchiere. In verità avrebbe
voluto andarci da sola, appassionata com'è di natura ed
esplorazione, ma le convenzioni dell'epoca (siamo nell'Ottocento)
erano estremamente rigide sulla condotta femminile, e la nostra era
sposata e madre, perciò già la libertà di trascorrere un'estate
lontana dalla famiglia era un notevole strappo alla tradizione.
Dunque
Elizabeth partì armata delle migliori intenzioni: scrivere un
diario/guida turistica e soprattutto immergersi nei doni della Madre
Terra, assaporandone ogni aspetto. A infrangere il suo romantico
sogno ci pensò una cugina, Charlotte, che non vedeva da ben dieci
anni. Incontrata per caso durante un bizzarro bagno in mare, la
parente si lega alla scrittrice in modo insospettabile per una
creatura indipendente come lei. Charlotte, infatti, era sempre stata
la ribelle di famiglia. Laureata, sposata a un famosissimo
Professore, madre di un nugolo di Bernhard (sì, tanti figli maschi e
tutti con il nome del padre) e saggista di numerosi pamphlet
ante-femministi, Elizabeth si sarebbe aspettata di tutto, fuorché di
ritrovarsela al fianco durante quell'estate. Ma anche qui le
convenzioni le impongono di non poter declinare un accompagnamento
familiare e inoltre la cugina le spiega presto che non vede il marito
da un anno, e non ha nemmeno l'intenzione di tornare a casa. Da guida
turistica, dunque, il diario della scrittrice diventa un resoconto
dettagliato degli spostamenti per terra e per mare in compagnia della
cugina, della moglie di un vescovo e del giovane figlio, due inglesi
in vacanza che si "accozzano" a loro volta a Charlotte
perché moglie del loro ammiratissimo Professore e, infine, del
Professore stesso, che a settanta anni suonati passa il tempo a
rincorrere la moglie per l'Europa.
Un
racconto caotico, ricco di humor, ma anche di riflessioni intense,
degne della migliore Elizabeth. Di seguito alcune citazioni:
"Se
c'è una cosa che adoro è esplorare i piccoli sentieri di un bosco
sconosciuto, scovare gli angoli dove nasconde anemoni e pervinche,
scoprire i nidi degli uccelli, appostarmi per vedere i porcospini e
gli scoiattoli e persino inoltrarmi in quei recessi lussureggianti,
verdi e limacciosi, dove prosperano beate le lumache. In realtà, mi
dicono, beate non lo sono affatto, perché la Natura è crudele e
basta grattare appena la superficie gradevole delle cose per scoprire
subito efferatezze da far gelare il sangue. Forse, continuando a
grattare, potreste imbattervi in nuove virtù e consolazioni; ma
perché prendersi questa briga? Perché non accontentarsi della
bellezza ed esserne grati al cielo? Non ho nessuna intenzione di
grattare, io. Non mi metterò certo a giudicare la madre che mi ha
accolta così a lungo nel suo ampio grembo e che è stata tanto a
lungo la mia guida più fidata a tutto ciò che è buono e bello. In
qualunque modo decida di manifestarsi, con fulmini o emicranie, non
la giudicherò; perché se è un mal di testa che mi manda, non è
forse un piacere quando se ne va? E se un fulmine mi colpisce e mi
spazza via da un momento all'altro, il mio corpo potrà essere
ugualmente il principio di una nuova vita, che ben presto sboccerà
rigogliosa, in un eterno tripudio di margherite".
"Io
penso davvero che perdiamo un'incredibile quantità di tempo a
pentirci. La reazione più sana, l'unica ragionevole nei confronti di
un errore fatto o di un peccato commesso, è senza dubbio una
vigorosa scrollata di spalle, forte abbastanza da cacciarlo via,
fuori della propria memoria. Il peccato in sé è già stato una
triste perdita di tempo e di gioia, e bisogna assolutamente evitare
di perderne ancora in cupe riflessioni. E' proprio necessario che
noi, poveri esseri umani in svantaggio fin dal principio nella lotta
contro il fato, per colpa dei molti acciacchi e debolezze che
affliggono i nostri corpi, carichiamo anche le nostre anime con un
fardello via via più pesante di rimorso e pentimento? Dobbiamo
lasciare che il nostro cuore si spezzi sotto un carico di memorie
troppo vivide? Come possiamo continuare a vivere se precipitiamo
costantemente in questi abissi di crudele e spesso ingiusto senso di
colpa? La luce torna ogni mattina, e con essa la possibilità di fare
meglio. Non è forse il colmo della follia e dell'ingratitudine
lasciare che il nuovo giorno che Dio ha voluto concederci sia
rovinato da quello innanzi?"
"Ebbene,
per me le donne sono sempre state una fonte di stupore, me compresa,
che ormai rotolo inesorabilmente giù per la china della follia,
incapace di fermarmi; e mai sono così misteriose, così
assolutamente incomprensibili come nel rapporto col marito. Ma chi
può giudicare? Le vie del destino sono talmente anguste che due
persone legate insieme e costrette a procedere fianco a fianco, a
meno di non riuscire a mantenere lo stesso passo, finiscono
inevitabilmente per spingersi l'un l'altra contro le rocce che
spuntano da entrambi i lati. Tocca dunque al più debole e leggero,
se non vuole farsi male, essere particolarmente attento, svelto,
adattabile".
Adoro questa scrittrice ed i suoi libri! Ho letto quello che citi e ultimamente ho finito "I cani della mia vita" che ho trovato altrettanto interessante per gli spunti di riflessione che offre.
RispondiEliminaSilvia
Affinità elettive. Siamo entrambe innamorate di Elizabeth von Arnim!
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