I ritardi delle poste
Da parecchio tempo mi
chiedevo cosa diavolo stesse succedendo alle Poste Italiane. Vai in
un ufficio postale la mattina e senti interminabili lamentele di
vecchine, ma anche lavoratori quarantenni, sulla ricezione tardiva di
bollette, con conseguente mora a carico. Tra noi corrispondenti, poi,
è un stupirsi continuo: l'altro giorno mi è arrivata una lettera
prima della raccomandata spedita dalla stessa ragazza, lo stesso
giorno.
Un articolo apparso su La
Repubblica il 10 agosto mi ha chiarito diversi dubbi: il piano di
riorganizzazione interno pattuito da Uil e Poste italiane ha portato
al taglio di 6000 portalettere e sono stati tolti quasi 1500 centri
di meccanizzazione postale. Le regioni più colpite: Lazio, Sicilia,
Piemonte.
A Novara il Comune
annuncia una causa alle poste per la sparizione di migliaia di
bollettini per il pagamento della tassa urbana dei rifiuti. In
paesini piccini come Credera Rubbiano, con meno di 2000 abitanti, la
posta ha cessato di arrivare da fine giugno.
D'altro canto, nelle
regioni citate sopra, fioccano gli scioperi dei postini, che si
rifiutano di lavorare oltre il proprio orario e di consegnare lettere
nelle zone che non sono loro assegnate per contratto.
Le Poste Italiane si
giustificano adducendo al fatto che il loro piano di riorganizzazione
è una diretta conseguenza delle esigente del mercato. Negli ultimi
cinque anni i volumi di corrispondenza sarebbero diminuiti del 36% e
poi loro voglio investire sull'innovazione. Per esempio in alcune
città stanno sperimentando il ritiro a domicilio delle raccomandate
da inviare. Riguardo ai ritardi nelle consegne spiegano che i
disguidi nei periodi festivi sono fisiologici, anche perché chi
sostituisce i portalettere non ha la stessa conoscenza del
territorio. Infine, in un periodo di cambiamenti, qualche incertezza
è naturale.
Io dico questo: noi
cittadini paghiamo i servizi delle Poste, e tutti sappiamo che ogni
anno i costi lievitano (!!!), perciò loro devono anche darci
certezze sul loro operato. E' il classico ragionamento del 'dare e
avere'. E non ci sono “se” e “ma” che reggano.
Oltre a questo, le Poste
Italiane dovrebbero ricordarsi che viviamo in un Paese di anziani che
si ritrovano a dover spesso pagare more per errori che non sono loro.
Questi signori non sono svegli come noi “nativi digitali”, che
siamo capaci di fare il diavolo a quattro, quando si tratta di subire
un ingiustizia e lanciarci su internet a caccia di tutte le
informazioni necessarie per non sborsare soldi in più. Gli anziani
spesso e volentieri non hanno nemmeno internet, figuriamoci poi se
perdono ore al telefono in attesa che l'operatore di un call-center
li aiuti. Perché tutti sappiamo che questi ragazzi sono prontissimi
a chiamarti in qualsiasi ora del giorno e della notte per propinarti
un “affare irrinunciabile”, ma quando si tratta di rispondere
alle nostre domande, spariscono come per magia. Puff!
E allora io auspico che
alle Poste Italiane si diano una mossa. Non per me, che sono
capacissima di fargli passare anche un intera ora di tormenti, ma per
i milioni di anziani italiani che non ce la fanno a proteggere i loro
diritti, ma devono continuare a pagare.
Grazie per l'attenzione!
Hai perfettamente ragione, credo che ci troviamo, al di là della crisi, dinanzi ad una grande decadenza, decadenza che non tocca soltanto la posta ma la stragrande maggioranza dei servizi pubblici.
RispondiElimina:*
Concordo con Any. E' decadenza pura. Si respira un po' ovunque. Oggi ci sorprendiamo se qualcosa funziona bene.
RispondiEliminaFelice Agosto anche a te
:*
Niv
E non dovrebbe essere affatto così. Ciò che mi mette i brividi è che io frequento anche la Bosnia, naturalmente, poi torno qui e vedo accadere fatti che riterrei possibili solo in un Paese destabilizzato da guerra, crisi economica abissale e corruzione. Mi mette i brividi questa constatazione.
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