Ogni abuso, anche quando è piacevole, è pur sempre un abuso
Rieccomi dopo una pausa
decisamente... forzata.
Qualche settimana fa ho
terminato di scrivere il mio secondo romanzo e, mentre attendo il
responso delle editrici -ci vorranno mesi- ho pensato che, dedicarmi
alla relazione dei miei saggi sui Culti Pagani in Friuli, sarebbe
servito a non sentire tensione, durante questa lunga attesa, e al
contempo coronare anche il mio sogno di vedere stampato il frutto
delle mie ricerche, iniziate nel 2010.
Un dettaglio della mia scrivania
Invece ho dovuto
trascorrere ben sei giorni e mezzo lontana dai miei libri. Un vero
record! Però ho dovuto farlo: dopo due settimane di ricerche
intensive per la relazione dei miei saggi, al ritmo di un libro
analizzato in un giorno, al ritorno dalla Biblioteca Friulana di
Udine, dove ho trascorso quattro ore a studiare diversi testi,
rientrata in macchina mi sentivo intontita, ma credevo fosse
naturale, vista la mole di lavoro svolta fino a quel momento. Tornata
a casa, però, alle 22:00 mi ero già addormentata, salvo alzarmi a
mezzanotte con un dolore lancinante dietro agli occhi e da lì a poco
è scoppiato un mal di testa da quella zona fino alle cervicali. Un
male che non passava, se non a botte di farmaci e, soprattutto, di
occhi bendati con la mascherina! Praticamente il mio cervello aveva
bisogno di buio, buio totale.
La mia amica dottoressa
mi ha spiegato che quello che mi è successo è stato un campanello
di allarme che il mio cervello ha voluto gentilmente inviarmi per
farmi capire che devo darmi una calmata. L'ho strapazzato troppo.
Praticamente quello che mi dicono da mesi, anni mio marito e i miei
amici, la mia famiglia e addirittura la mia gatta, quando si siede
letteralmente sui miei libri e mi guarda come a farmi capire: “Via,
sul divano, è ora di coccole e riposo!”
Io non mi reputo un
genio, però non credevo nemmeno di essere tanto stupida da non
arrivare alla comprensione di certe ovvietà da sola. Invece ho avuto
bisogno di stare male per decidere che era arrivato il momento di
ridimensionarmi. Vado sempre dicendo che ogni eccesso non porta a
nulla di buono. Però, per quanto riguarda me stessa, non ho
accettato il fatto che anche gli abusi appassionanti, eccitanti,
potessero ledere. Scrivere e fare ricerca sono due passioni innate in
me, ma questo non significa che, portati all'estremo, non possano
essere deleteri anche loro.
Ora, dopo questa caduta,
sarò più avveduta. Continuerò a svolgere il mio lavoro, ma con un
ritmo più umano, inframmezzato da riposo e tranquillità...
...e anche da
partecipazioni a incontri magici, come quello occorso sabato 28
settembre alla Centa di Joannis, un luogo storico semplice e
meraviglioso, dove la mia mentore, la professoressa Enza Chiara Lai,
ha presentato il suo nuovo libro: “Roghneda -storia di una donna
della centa – A.D. 1021”, edito da Ribis.
E' il primo
saggio/racconto di una serie che narrerà le vicende di donne vissute
in questa nostra regione nei secoli scorsi, che hanno fatto la
storia della nostra terra, ma che la storia ha dimenticato. Un
tributo che personalmente io non posso che condividere, e portare
avanti a mò di bandiera, essendo l'ultima discendente di una lunga
generazione di contadini, proprio la maggior fetta di coloro che ha
lavorato nell'agricoltura, sostenuto la sopravvivenza di tutti, ma
che (quasi) nessuno ricorda. La sensibilità della Prof.ssa Lai è
talmente profonda da non aver soltanto scritto questo libro, ma da
aver deciso di cedere i diritti del libro ai proprietari della Centa
di Joannis, per sovvenzionare le ricerche archeologiche e
antropologiche che si stanno svolgendo in loco da anni. La Centa,
infatti, ha portato alla luce, a oggi, 42 sepolture a inumazione, per
un totale di 50 “creature”, come le chiama la signora Bruna,
proprietaria del terreno. Sono resti di una popolazione proveniente
dalla Carantania, una zona sloveno-austriaca, genti che vennero a
ripopolare queste zone dopo le devastanti invasioni degli Ungari. Il
carbonio 14 ha confermato che si tratta di persone che hanno abitato
Joannis tra il IX e X secolo. Perciò, come ha spiegato l'archeologa,
durante l'incontro, si auspica di poter continuare gli scavi, per
portare alla luce le altre creature e cercare i resti del villaggio.
Inutile dire che vi invito ad acquistare il libro e anche a visitare
la Centa, contattando i proprietari, che sono aperti a visite di
gruppo.
Dettaglio della Centa di Joannis
Io vicina al calderone inserito nella scenografia della serata
E nel frattempo, ieri,
ascoltando il podcast dell'intervista della scrittrice Gabriella
Chmet a Radio Capodistria, presso i bravissimi giornalisti del
programma “La radio fuori”, un'autrice che fa parte
dell'Associazione Culturale Narrativa Ir-Reale km 0 come me e,
soprattutto, condivide la mia passione per le stesse ricerche e stile
di vita, ho avuto il piacere di avere un anteprima dei contenuti del
suo nuovo saggio: “Miti e misteri del Friuli”, Editoriale
Programma, in uscita tra un mese circa e anche di ritrovarmi tra le
sue parole e quelle dei giornalisti.
Un grazie a tutti loro!
Il nostro corpo è più intelligente di noi, non vi è dubbio!
RispondiEliminaConcordo... infatti sono in letargo :-D
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