Recensione: "The artist is present", di Marina Abramovic', Dvd Feltrinelli




Ho visto questo dvd di 105 minuti assieme a due miei amici e a mio marito. Siamo tutti artisti, in diversi campi ed eravamo estremamente curiosi di assistere all'ultima performance della nota artista serba.

Il dvd è fatto molto bene, perché spiega la preparazione che la Abramovic' ha compiuto prima di mettersi a servizio del pubblico, il durante e il dopo.

Innumerevoli sono gli elementi che mi hanno colpita. Prima di tutto la performance di per sé, che molti non riescono a comprendere, o sottovalutano.

Prima di tutto, di cosa si tratta? L'artista è rimasta al museo MoMa di New York, seduta su una sedia, dietro un tavolo (dopo un mese, però, Marina ha fatto togliere anche il tavolo) per otto-dieci ore al giorno, per 3 mesi, senza muoversi, senza mangiare, senza andare al bagno, a disposizione del pubblico che si sedeva davanti a lei e la guardava. A che pro? L'essenza è la seguente: concedersi al prossimo come in uno specchio, nel quale ci si può guardare e vedere se stessi, per davvero; fermare il tempo, ovvero fermare il pubblico nel tempo presente, che, in verità, è tutto quello che possediamo, a prescindere dai ritmi moderni che ci impongono impegni e tempi innaturali.

Io dico questo: è una grande prova di generosità e una grande performance. Il fine di Marina è alto. Chi comprende a fondo ciò che lei ha voluto fare, non può pensarla diversamente. C'è un mostruoso lavoro di marketing, come contorno della performance, è indubbio. Ma se spogliamo questa macchina tritacarne che è il business artistico, se ci caliamo fino al cuore della volontà dell'artista, comprendiamo e ci meravigliamo per quanto ha ricreato per noi. Già, non è una creazione nuova. Nulla si crea, nulla si distrugge. Ma non è assurdo che, nel XXI secolo, abbiamo bisogno degli artisti per renderci conto della necessità di fermarci nel tempo presente? Di guardarci dentro, davvero?

750 000 sono stati i visitatori di “The artist is present”. La maggior parte di loro è rimasta scossa dalla visione della performance. La maggior parte ha pianto, davanti a Marina. Sono tutti impazziti? Niente affatto. Marina stessa ha detto che ha visto tutto l'arcobaleno degli stati d'animo delle persone, ma quello che più l'ha colpita è la sofferenza nell'anima delle persone.

Ti siedi davanti a lei e ti rendi conto che, nonostante intorno a te e all'artista ci siano dozzine e dozzine di persone, in realtà ci siete solo tu e Marina. E dopo un po'... solo tu. Solo tu.


Marina Abramovic' con l'artista James Franco

Non potevo rimanere insensibile nemmeno dinanzi alla reunion di Marina e Ulay. Nelle altre sale del MoMa, gli studenti di Marina hanno riallestito le performance della loro insegnante degli anni precedenti, molte delle quali erano state fatte assieme a Ulay, che è stato compagno di Marina. Compagno e co-artista. Ma lei non era sicura che Ulay si sarebbe messo in fila e si sarebbe seduto su quella sedia. Vedete, era stato lui a lasciarla dopo 12 anni che, per le esperienze che avevano vissuto, potevano essere sentite come il doppio, il triplo degli anni. Troppo per lui, incapace, tra l'altro, di continuare a far parte di quelle esibizioni sempre più impegnative, sempre più lunghe. Le performance artistiche sono state una delle cause della loro rottura e Ulay ha voluto chiudere il cerchio e prendere parte a "The artist is present".



Si sono commossi entrambi, fino alle lacrime. Fino a quando Marina ha fatto qualcosa che non fa mai.: infrangere le rigide regole che si auto-infligge. Si è tesa verso di lui e gli ha preso le mani.



Oltre al dvd, ho letto con vivo interesse anche il libro allegato, “Dr. Abramovic'”, a cura di Francesca Baiardi. L'ho terminato in due ore, tanto era interessante. E ho sottolineato dei passaggi chiave, a mio avviso, del pensiero-Abramovic':

“Performance può essere musica, danza o teatro, per cui non è affatto un termine preciso per il tipo di lavoro che faccio: non troveremo mai davvero il modo corretto per designarlo. Ogni professione ha il suo strumento: per me la performance è lo strumento che scelgo per trasportarmi nel momento presente”.

“E (alla fine della performance) mi sono anche resa conto di quanto siano irrilevanti le cose che prima erano importanti per me, di come tutto sia, in effetti, così semplice. Facciamo questa vita folle e prendiamo decisioni. La prima cosa che sto meditando è di vendere il mio appartamento (un loft nel cuore di New York). Voglio una piccola stanza, non mi serve tutto questo. È davvero incredibile come funziona”.

“L'artista si deve ispirare alla natura, che è la più grande ispirazione. È tragico che l'arte oggi diventi una merce, sempre più legata al denaro. Nei primi Anni Settanta non era così: tutte le persone che ho citato avevano un approccio assolutamente genuino. L'artista non aveva soldi, per nulla, ora sì, ma allora era solo pura e vera arte”.

Guardate “The artist is present”.
Leggete “Dr. Abramovic'”.
Ma soprattutto, vivete.
Qui.
Ora.

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione: “Sangue impuro” di Borislav Stankovic'

Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano