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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

Resoconto della serata “Notte dei lettori – Di lei e di contâ”, evento “Jugo” con Angelo Floramo, Fabio Amodeo e la sottoscritta

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Partecipare a un evento come quello di ieri sera è una grande emozione di per sé, ma essere affiancati sul palco da due scrittori e studiosi così bravi e umani è un dono molto raro, soprattutto di questi tempi. Per questi motivi (e non solo) sono entusiasta della notte culturale vissuta a Udine grazie all'organizzazione dell'Associazione Bottega Errante, creatrice della “Notte dei Lettori”, giunta alla seconda edizione. Sul palco il vero mattatore è stato Angelo Floramo, che non soltanto ha narrato con grande generosità le sue esperienze e i suoi ricordi, ma è stato capace di offrire a me e a Fabio Amodeo argomenti sui quali intessere le nostre rimembranze e le conoscenze storiche. Ricordo che Angelo Floramo, oltre a essere un insegnante e il direttore della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, è autore di “Balkan circus”, edito da Ediciclo: Mentre il giornalista Fabio Amodeo ha scritto diversi saggi sul tema della Seconda Guerra Mondiale e ieri

La notte dei lettori - Di lei e di conta a Udine, sabato 30 maggio 2014

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Sono molto felice di partecipare a questa splendida manifestazione culturale notturna udinese... soprattutto visto e considerato l'argomento, da me amatissimo: Ore 20.30  Angolo della Musica/ Libreria Mondadori  JUGO  Letture con occhi a est… di e con  Fabio Amodeo, Natasa Cvijanovic, Angelo Floramo.  La ex Yugoslavia rivisitata in chiave ironica tra storia,  racconti e la cucina.  Un racconto a tutto tondo di un popolo che è tanti popoli. 

Appunti della conferenza “I riti di passaggio” del prof. Gian Paolo Gri intervistato da Paolo Medeossi, Museo di Santa Chiara, Gorizia, 22 maggio 2015 -nell'ambito del Festival èStoria-

In questi tempi ci si trova soli a livello individuale e sociale, anche perché è saltata la coesione sociale e familiare in primis. Il termine “riti di passaggio” si riferisce al fatto che oggigiorno anche questa fase della vita è passata, nessuno se ne occupa più. La definizione fu coniata dall'antropologo francese Arnold Van Gennep nel 1909. Lui si riferiva alla frontiera materiale, a un passaggio tipicamente di frontiera, dove il trasferimento da uno spazio all'altro non era costituito da una sbarra, ma da un territorio sospeso. Espressione coniata dunque per trovare una metodologia che identificasse un determinato uso e costume di un popolo. I riti di passaggio sono quei comportamenti tradizionali, quegli atti regolati da un canovaccio multimediale (voce, gesti, luci, ecc) collettivo che si addensa in certi momenti speciali delle persone durante il calendario realizzato dall'uomo. I riti che hanno fatto più pensare e discutere gli antropologi sono i rituali d

Stanchezza (simil)cronica

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E chi me l'avrebbe fatto entrare nella zucca che sarei arrivata, un giorno neanche troppo lontano della mia vita, a soffrire di una tale stanchezza? Ormai è passata una settimana da quando i termini “cotta”, “a pezzi” e “da rottamare” sono stati sostituiti da un “datemi un nuovo corpo, forte e temprato, nel quale trasferire il mio spirito”. Sarà la primavera. Sarà mio figlio che, crescendo, richiede ogni giorno una percentuale maggiore di attenzioni e corse. Sarà che non mollo le mie passioni artistiche e artigianali, fatto sta che avverto una cappa di spossatezza come mai prima d'ora. Chi mi sta vicino e mi fa clap clap sulla spalla mi dice di consolarmi: “D'altro canto, un figlio non l'avevi prima...” come a suggerirmi di lasciar perdere almeno una parte dei miei interessi. E chi glielo spiega a queste care persone che ho già lasciato alle spalle diversi hobby e porto avanti l'essenziale? Che poi per un vulcano creativo come me l'essenziale sia cost

La religione non è sufficiente

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Il Prof. Alberto Melloni, storico, sulla Blasfemia: “La ragione per cui nelle fedi di Abramo il nome di Dio è protetto e va usato solo nella preghiera e con riguardo, o addirittura taciuto, non è per l'idea presuntuosa di mettere al riparo Dio dalle parole blasfeme degli uomini, ma proprio per proteggere l'idea che si possa usare Dio per prevaricare o per uccidere gli altri. Dunque, se a Parigi, nella redazione di Charlie Hebdo, un atto di blasfemia c'è stato, è quello di chi ha ucciso credendo di poterlo fare nel nome di Dio”. Avrei potuto scrivere questo post mesi fa, esattamente l'indomani dell'attentato alla redazione francese. Invece c'è voluto l'intervento dei Prof. Melloni oggi a “Il tempo e la storia”, meraviglioso programma di Rai 3 a stimolarmi a scrivere sull'argomento. Fiumi di inchiostro sono colati sulla carta per descrivere l'indignazione, l'orrore, la frustrazione e la disperazione per quanto è accaduto, e io potrei