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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Recensione: "Kafka sulla spiaggia", Murakami Haruki, Einaudi

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La prova del fuoco è stata superata: ho letto il mio primo romanzo di letteratura giapponese contemporanea. Conclusione: ne sto comprando ancora, ancora e ancora. In particolare di questo autore. Mi avevano detto che Murakami, scrittore in odore di Nobel per la Letteratura da anni, fosse una di quelle perle rare che ti portano ad ammirarle nel più assoluto silenzio, magari chiudendoti in casa per giorni interi, fino a quando non hai concluso i suoi romanzi (giuro, ci sono lettori murakamiani che dicono di fare proprio così!). Ma lo ammetto: ha superato tutte le mie aspettative. La storia non appartiene a un solo personaggio, ma ruota intorno a lui, il Kafka in copertina, ovvero Tamura Kafka, un ragazzino che allo scoccare del quindicesimo anno di età, decide di andarsene di casa, abbandonando il padre scultore e artista assente, alla ricerca della madre e della sorella, scappate di casa quando lui aveva solo 4 anni. Ma Tamura Kafka segue la loro scia soprattutto per una ricerca interi

Il mercatino di Piazzola sul Brenta

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Ieri ho trascorso davvero una giornata favolosa. Col favore dei primissimi giorni di primavera, mio marito e io abbiamo deciso di visitare finalmente un famoso mercatino dell'usato e dell'antiquariato che si tiene ogni quarta domenica del mese nel paesino veneto di Piazzola sul Brenta. Davanti alla sfarzosa Villa Contarini, la cui costruzione risale alla metà del '500 e rappresenta una delle ville venete più grandi mai costruite, viene allestito un enorme mercato all'aperto con ben 700-1000 espositori. Abbiamo saputo della sua esistenza grazie a un nostro amico, ma mai, mai ci saremmo aspettati la vastità di quello spettacolo. Io sono letteralmente impazzita. Era come trovarsi nella pasticceria più grande di una città dopo essere state a dieta per un anno. Come mangiare un piatto di maccheroni col ragù dopo due anni in America. I prezzi sono ottimi, se ci si mantiene sulla ricerca di piccoli oggetti e libri. Diventano esosi se si inizia a sperare di portare a casa un di

La corda

E' successo di nuovo. Due tra le persone più importanti della mia vita, sono venute a trovarmi. Le ho accolte, come sempre. Con amore, tenerezza e il desiderio di trascorrere delle ore piacevoli. Ma loro avevano un'altra urgenza. Quella di scaricarmi addosso tutti i loro problemi. Senza censure. Senza limiti. Per tre ore sono rimasta seduta su una sedia ad ascoltarli. Uno da una parte e l'altro dall'altra. Le stesse discussioni di sempre, le medesime recriminazioni, pugnalate la cui lama si infila nelle vecchie ferite per riaprirle e farle sanguinare. Non cambia mai niente, tra loro. Sono come naufraghi caduti in mare, legati per i piedi a una corda che li tiene ancorati a un miglio dalla spiaggia della loro salvezza. Possono solo vederla, comprenderne il valore, la pace che rappresenta. Ma non possono raggiungerla. Le corde li tengono fermi lì dove sono. Anni fa io ero la terza naufraga. Stavamo tutti insieme e mi sembrava la cosa giusta. Anche soffrire con e per loro

"La dama e l'aquila", il mio primo romanzo

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Sono orgogliosissima di presentarvi il mio primo romanzo. Ancora qualche giorno e lo avrò tra le mie mani, ma già ora pregusto la sensazione unica e meravigliosa della "mia" storia che finalmente viene pubblicata e divulgata. Se penso a tutti gli anni passati a fare ricerche, ai personaggi che cambiavano spesso percorso, ai miei blocchi interiori (che mi capitano anche oggi, ogni volta che uno dei miei protagonisti sta per avvicinarsi a un momento critico), mi sembra quasi incredibile essere riuscita a mettere la parola fine a questa narrazione. Tolkien aveva ragione quando scriveva che non si smette mai di aggiustare e revisionare il proprio romanzo. Lui, per il colossale Signore degli Anelli, impiegò circa 15 anni e sarebbe andato anche avanti, se ne avesse avuto la possibilità. E' tutto vero. Ma io ho deciso di farlo uscire, una volta per tutte e adesso sogno il momento in cui i miei primi lettori mi diranno, in tutta sincerità, cosa ne pensano. La loro parola sarà tu

Furious days

Mentre cerco strenuamente di tenere testa a questa primavera che, come ogni anno, mi fa sembrare una sonnambula che cammina per le strade in pieno giorno, continuo coi miei molteplici progetti. Sto organizzando le presentazioni del mio romanzo, il chè è appassionante. Si conoscono un sacco di persone interessanti e stimolanti. Questa è la primissima data: venerdì 13 aprile, ore 18:00 presso la Libreria Ubik, Corso Verdi, Gorizia. Converserà con me il giornalista de "Il Piccolo", Roberto Covaz. Il secondo incontro sarà a fine aprile con l'Associazione Femminile Plurale e sto dipingendo dei nuovi quadri per portarli proprio lì. L'associazione si occupa di tematiche femminili e culturali, con le quali ovviamente vado a nozze! Ieri sera ho terminato il ripasso a china del disegno grafico con la scritta "Make art, not war" per una maglietta. La prossima sarà "Make art, not religion". Non vedo l'ora arrivi il caldo per poterle indossare!!! Ovv

Presentazione del libro: “La mia lotta per la libertà. Un uomo solo contro il regime di Putin. Articoli, dialoghi, interviste”, di Mikhail Khodorkovskij, Marsilio

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Una delle cose che maggiormente mi intristisce è prendere parte a presentazioni di libri che si occupano di ingiustizia e trovare poche persone interessate all'argomento. Ma so bene che in questi anni c'è un appiattimento culturale e umano dilagante. Mi auguro solo che non sia irreversibile. A me, invece, interessa molto la geo-politica balcanica e russa, poiché fanno parte del mio dna, ma anche perché ho visto negli anni come alcuni avvenimenti accorsi in quelle terre, così lontane per il comune sentire di molti italiani, si sono poi dimostrate essere contagiose anche per il resto d'Europa. Non tutti i giornalisti sono validi. Né lo è tutta la controinformazione. Tuttavia io mantengo le orecchie e gli occhi bene aperti per comprendere meglio possibile lo svolgersi degli eventi intorno a me. La presentazione in questione riguarda la vita di Mikhail Borisovic' Khodorkovskij, un'oligarca russo che nella sua Patria si è arricchito nel giro di un decennio, creando

Il Ribelle

La gente ha paura, un vero terrore di coloro che conoscono se stessi. Essi hanno un potere ben preciso, un’aura e un magnetismo, un carisma in grado di estrarre chi è giovane e vivo dalla prigione delle tradizioni. Che sia ricco o povero, il Ribelle è un vero imperatore poiché ha spezzato le catene dei condizionamenti e delle opinioni della società repressiva. Ha dato forma a se stesso, abbracciando tutti i colori dell’arcobaleno, emergendo dall’oscurità e dalle radici informi del suo passato inconsapevole e sviluppando ali con cui volare alto nel cielo. Il suo modo di essere è ribelle non perché lotti contro qualcuno o qualcosa, ma perché ha scoperto la propria vera natura ed è determinato a vivere in base a essa. L’aquila è il suo spirito animale, un messaggero tra la terra e il cielo. Il ribelle ti sfida a essere coraggioso a sufficienza per assumerti la responsabilità di ciò che sei e per vivere in funzione della tua verità. Tutto passa, ma tu rima

Onore a Ljubiša Stojanović "Louis"

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Ci sono notizie che ti raggiungono come un fulmine a ciel sereno. Una di queste mi ha colpita proprio oggi: il mio cantante jugoslavo preferito, Louis, è morto. L'ho saputo solo poche ore fa. In realtà l'incidente stradale che ha strappato questo artista dalla nostra terra è avvenuto la scorsa estate. Pochi di voi sanno chi è, ma io vi voglio dire chi era Ljubiša. Era nato a Leskovac nel 1952 e fin dalla più tenera età la sua famiglia si rese conto di aver generato un cantante dalla voce unica. Il soprannome Louis, infatti, deriva dalla sua capacità di interpretare perfettamente le canzoni di Louis Armstrong. Ebbe un successo straordinario, sia nei Balcani, che nell'ex-Unione Sovietica. Cosa posso dirvi delle emozioni che era capace di trasmettermi la sua musica? Posso solo farvela ascoltare. Per certe cose non servono molte parole. Questa è "Kum Boemčina" per le musiche dell'orchestra di Boban e Marko Marković: Qualche anno fa, un amico mi raccontò di