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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

Writers of Europe: Romania

Florin Lazarescu non lascia mai passare troppo tempo senza far visita ai genitori nella campagna moldava. È il mondo della sua infanzia, quello delle storie dei suoi genitori a nutrire la sua scrittura. Mentre il padre prepara in giardino una grappa di prugne, lo scrittore inizia a descriversi: “Sembriamo degli africani in questo filmato. Come se fossimo degli africani che preparano una qualche posizione magica. Per gli stranieri somigliamo a degli africani. Tutta questa campagna qui intorno era il mio parco giochi. Godevo di libertà assoluta. Un'altra cosa divertente della mia infanzia è che non ero bravo nelle scazzottate perché troppo gracile e debole, ma sapevo raccontare storie e inventare giochi. All'epoca conducevo una doppia vita, si può dire: quella del topo di biblioteca, perché leggevo molto; e quella nella quale ero io a raccontare storie agli altri, e tutti facevano finta di essere o un indiano o D'Artagnan. In quel mondo selvaggio, quasi tribale della mia in

Writers of Europe: Islanda

Adur Ava Olafsdottir: “Per me l'Islanda è il Paese del silenzio. La cosa più bella qui è senza dubbio il silenzio. L'Islanda è un po' il mio chiostro personale, il mio monastero privato. Siamo pochi, così pochi che c'è a malapena un abitante per chilometro quadrato. Quindi è più facile restare soli quando se ne ha voglia. Non c'è bisogno di andare troppo lontano. L'Islanda è piena di luoghi isolati. Le solitudini e l'isolamento che regala è quanto ci sia di più utile e adatto a una scrittrice eremita come me. In questa spiaggia dove ci troviamo adesso vengo più o meno tutti i giorni. Non è lontana dall'università dove lavoro, né da dove vivo, perciò ho la possibilità di venirci a qualunque ora se desidero rilassarmi, riacquistare le energie e osservare il mare, rivolgere il mio sguardo in direzione di altre terre e guardare verso l'ignoto”. Questa terra ha come caratteristiche l'imprevedibile e l'inatteso, elementi che creano tensione ne

Writers of Europe: Irlanda (estratti dall'omonimo programma di La Effe)

Robert McLiam Wilson: “Tutti noi abbiamo un rapporto ambivalente con l'Irlanda. Quando qualcuno afferma di sentirsi a proprio agio in un certo posto e sente nostalgia, secondo me pensa di provare determinate cose per un luogo, attribuendo a quel posto una certa passività. Per me è qualcosa di inquietante. Ha a che fare con quello che quel posto dice di te. Non è che quel luogo ti piace, è che ha creato ciò che sei. Io ne porto l'odore, è come se fossi circondato da una nuvola, nel bene e nel male”. L'identità irlandese è sfuggente. In queste terre sono passati inglesi, scozzesi, francesi. Com'è fatto un vero irlandese? Non si sa. Ma un dublinese non è considerato un vero irlandese, perché da secoli c'è una riscoperta della lingua irlandese antica, delle sue tradizioni e tutto questo si trova nei villaggi, nei paesi. Roddy Doyle: “E' qui che risiede il potere della letteratura: offre la possibilità di dire cose che ci mettono a disagio, mantenendo una ce