Writers of Europe: Islanda
Adur Ava Olafsdottir:
“Per me l'Islanda è il Paese del silenzio. La cosa più bella qui
è senza dubbio il silenzio. L'Islanda è un po' il mio chiostro
personale, il mio monastero privato. Siamo pochi, così pochi che c'è
a malapena un abitante per chilometro quadrato. Quindi è più facile
restare soli quando se ne ha voglia. Non c'è bisogno di andare
troppo lontano. L'Islanda è piena di luoghi isolati. Le solitudini e
l'isolamento che regala è quanto ci sia di più utile e adatto a una
scrittrice eremita come me. In questa spiaggia dove ci troviamo
adesso vengo più o meno tutti i giorni. Non è lontana
dall'università dove lavoro, né da dove vivo, perciò ho la
possibilità di venirci a qualunque ora se desidero rilassarmi,
riacquistare le energie e osservare il mare, rivolgere il mio sguardo
in direzione di altre terre e guardare verso l'ignoto”.
Questa terra ha come
caratteristiche l'imprevedibile e l'inatteso, elementi che creano
tensione nella nostra letteratura. Si vive tra vulcani che possono
eruttare in qualsiasi momento e distruggere tutto, uccidere.
L'islandese vive tutto ciò come un evento naturale nella propria
vita. Una faglia si trova esattamente sotto l'isola e la spacca in
due: da una parte inizia la faglia americana, dall'altra quella
europea, il che ha una componente fortemente simbolica.
Storicamente l'Islanda ha
visto come primi immigranti i norvegesi e gli irlandesi nel 1930.
Jon Kalman Stefànsson:
“La buona letteratura ha la capacità di dilatare lo spazio, di far
sembrare il mondo più grande e di farci dubitare. L'Islanda è una
terra di neve e di buio. Qui sembra che il tempo resti sospeso, tanto
lo spazio è infinito. È impossibile sfuggire al fascino del
soprannaturale. Elfi e morti viventi sembrano vivere queste terre da
millenni.
Arni Thorarinsson,
giornalista e scrittore di polizieschi, spiega che probabilmente la
credenza in certe storie di fantasmi e creature mitiche deriva
dall'epoca in cui nell'isola c'era ancora l'elettricità e quindi il
buio e il freddo prolungati provocavano nei suoi abitanti
un'eccitazione dell'immaginazione. Lo spirito immagina e vede cose
che probabilmente non vedrebbe né sentirebbe se ci fosse la luce.
Credo che è in questo che si trova la sua origine. Per questo certe
creature fantastiche sono ancora presenti nel nostro inconscio e
riaffiorano talvolta a livello coscio”.
Le saghe islandesi sono
uniche al mondo. Risalgono al XIII sec., venivano trasmesse
inizialmente in forma orale. Si tratta degli unici monumenti storici.
L'Islanda non ne ha di fisici.
In Islanda non esistono
cognomi. Sono tutti “figli o figlie di”. Le vie di un intero
quartiere della capitale portano i nomi delle stirpi delle saghe
islandesi.
Gli islandesi oggi sono
330 000, una specie in estinzione e la loro lingua è millenaria e
conserva una lettera, ƥ
che deriva dal Medioevo.
La nostalgia è un tema
ricorrente nella letteratura islandese contemporanea. Olafsdottir
voleva viaggiare fin da bambina, ma ovunque si trovasse provava una
fortissima nostalgia per la sua terra d'origine.
A partire dal XIX sec.,
la poesia gioca un ruolo fondamentale nel rinnovamento letterario e
politico islandese. L'Islanda vuole uscire dalla lunga notte della
dominazione danese, durata 500 anni. Le poesie vogliono affermare la
bellezza della lingua islandese e la forza del suo uomo.
Dal XIX sec. a oggi, le
acque pescose islandesi hanno rappresentato la ricchezza del Paese.
In Islanda gli armatori sono storicamente coloro che rappresentano i
più ricchi del Paese. Oltre a loro ci sono gli investitori degli
ultimi anni. Gli islandesi sono un po' tutti marinai nell'animo e
questo rimane anche nella mentalità: sono soliti non fare programmi
a lungo termine, ma sono a breve termine. Da una battuta di pesca
all'altra, insomma.
Cinque anni dopo
l'indipendenza dalla Danimarca, nel 1949, la NATO mise le basi in
Islanda, cosa che a molti islandesi non andò giù, ma di fatto gli
americani vi rimangono cinquant'anni, portando ispirazioni e impronte
tangibili su più livelli. Così che l'Islanda si ritrova ad avere
elementi filo-americani maggiori rispetto ad altri Paesi scandinavi.
Nel 2009 c'è una enorme
crisi economica che mette in ginocchio l'Islanda, sbattendo in faccia
al suo popolo il fatto che non erano né i più ricchi, né i più
saggi e floridi, come credevano.
Adur Ava Olafsdottir:
“Personalmente ritengo di essere una scrittrice molto impegnata
politicamente. Non perché manifesti la mia appartenenza a un qualche
partito, ma per quello che esprimo nei miei libri: io cerco di
comunicare una concezione della vita chiara, riassumibile, a grandi
linee, nell'opposizione all'idea dominante di profitto e al rifiuto
di considerare il denaro il metro di misurazione di tutte le cose.
Non mi interessano granché i vincitori. Tendo a stare più che altro
dalla parte dei più deboli. Per me il ruolo dello scrittore consiste
nel mettersi dalla parte più che altro di questi ultimi”.
Una delle placche
dell'isola va verso l'America, l'altra verso l'Europa. Gli islandesi
si considerano soprattutto europei, anche se l'America cerca di
continuare a influenzarli con la sua cultura e i suoi soldi. La
maggior parte degli scrittori e artisti si continuano a considerare
europei.
ALCUNI LIBRI DEGLI AUTORI CITATI:
“La donna è un'isola”, Adur Ava
Olafsdottir, 2013, Einaudi
“Rosa candita”, Adur
Ava Olafsdottir, 2016, Einaudi
“Paradiso o inferno”,
Stefànsson Jon Kalman, 2011, Einaudi
“La tristezza degli
angeli”, Stefànsson Jon Kalman, 2012, Einaudi
Conosco abbastanza bene la storia e le usanze islandesi, in quanto ascolto un certo tipo di musica e la mia cantante preferita è Bjork (betulla). Il post è interessante, non credo di aver letto mai uno scrittore islandese, ma devo controllare. Ad ogni modo mi appunto i titoli.Grazie
RispondiEliminaMi incuriosisci: come hai fatto ad accostarti all'Islanda, e a volerne approfondire la conoscenza? E' successo proprio grazie a Bjork? E ci sei mani andata? Quanto alle letture io ho appena acquistato "La donna è un'isola" di Olafsdottir. L'autrice, durante l'intervista, mi ha fatta innamorare del suo modo di esporre e sentire la sua terra. La leggerò rigorosamente in inverno.
EliminaEccomi, a scoppio ritardato! Allora, non sono mai stata in Islanda, e non sai quanto mi piacerebbe andarci! Ho letto molti libri su questo paese, libri di viaggio. L'altra sera ho guardato un paio di documentari proprio sull’Islanda. Mi piacciono le cantanti islandesi, poi che somiglino a Bjork non ho ancora capito se sia un caso o se cantino tutte così. Quando vedo un film, ascolto una canzone, o, che ne so, vado ad una mostra... il mio cervello diventa curioso, quindi quando ho saputo, ancora 20 anni fa, che Bjork veniva dall'Islanda ho iniziato a leggere di quei luoghi, le loro tradizioni ecc. In verità, se domani mi dicessi andiamo in India o in Messico sarebbe uguale, sarei sempre in giro. Non ho libri di scrittori islandesi, ho controllato. Sono meno "intellettuale" di te, leggo anche tante cavolate, purtroppo. O meglio, le inizio, capisco che sono cavolate, e lascio perdere. Ho libri di scrittori svedesi e danesi, però!;). Consiglio sempre “Tesi sull’esistenza dell’amore” di Torben Guldberg (danese). Ora, il mio nuovo amore è Erri De Luca… e non vedo altro ;)... magari in inverno leggerò Olafsdottir...
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