Doppia recensione: “Lizzie Siddal – Il volto dei Preraffaeliti” di Lucinda Hawksley, Odoya e “Poems – Poesie – La musa ispiratrice dei Preraffaeliti” di Elizabeth Siddal, Damocle
Mi si è voluta la
visione della mini-serie tv targata BBC “Disperatamente romantici”
sulla Confraternita dei Preraffaeliti e le sue stunners (modelle per
pittori) per decidermi a leggere finalmente la biografia su Elizabeth
“Lizzie” Siddal, puntata diversi anni fa. Non soltanto: sono
riuscita ad aggiudicarmi per un soffio l'ultima copia rimasta
on-line, dal momento che sembra non ci sia stata una nuova ristampa
da parte di Odoya Editore. Per completare lo studio sulla Musa dei
Preraffaeliti ho aggiunto il libello della Damocle contenente le sue
poesie trascritte in inglese e con la traduzione a fronte.
Che dire? Già l'orario
di lettura di questi libri è indicativo: 00:00-01:00, se poi ci
mettiamo il fatto che la vita di Lizzie è stata straziante, che la
consapevolezza che sia nata esattamente 150 anni prima di me (lei: 25
luglio 1829 - io: 25 luglio 1979) me l'ha fatta sentire ancora più
vicina e infine, ma non per ordine di importanza, che il mio sdegno
nei riguardi della società patriarcale dell'epoca è arrivato a
vette altissime, avrete un quadro completo del mio stato d'animo
durante questi ultimi dieci giorni. Non posso farci nulla: se alcuni
libri mi lasciano indifferente, altri mi fanno entrare profondamente
dentro alle vicende narrate e quando si tratta di eventi occorsi
realmente è anche peggio.
Elizabeth Siddall nacque
dunque a inizi Ottocento a Holborn, nei pressi di Londra, da un
coltellinaio nativo di Sheffield e la moglie, ovviamente priva di
mansioni all'epoca, ma dotata della forza vitale necessaria (o quanto
meno, costretta a esserlo) per mettere al mondo una nidiata di figli.
Essendo una delle mediane, Elizabeth aiutò nelle faccende domestiche
e nella crescita dei suoi fratelli e sorelle fin dalla più tenera
età. A quell'epoca non c'era molto tempo per giocare con le bambole,
disegnare, scrivere o ottenere un'istruzione, se si apparteneva a una
famiglia di umili origini e i Siddall -cognome poi privato di una “l”
per volontà del marito di Elizabeth-, benché vantassero origini
nobili per un'intricata e mai risolta questione genealogica, di fatto
erano di umili natali.
Raggiunti i diciannove
anni, ritroviamo Elizabeth impiegata nel laboratorio di un negozio di
cappelli a Cranbourne Alley. Quindici, diciotto ore di lavoro nel
minuscolo retrobottega di una piccola imprenditrice, circondata da
altre ragazze sfruttate come lei, con una paga ridicola e la certezza
di una vista che presto o tardi sarebbe venuta meno, dal momento che
la luce presente in quella stanza proveniva esclusivamente da una
piccola finestra o da una candela accesa. Tuttavia, nel 1849, un
giovane pittore inglese, Walter Howell Deverell, accompagna la madre
a scegliere un cappello proprio in quel negozio e quando intravede la
figura snella di Elizabeth, il suo esile e lungo collo e i lunghi
capelli rossi, decide che sarà la sua Viola per il quadro “La
dodicesima notte” che sta dipingendo. Convince la madre ad
accordarsi con l'imprenditrice per prestare la ragazza al suo atelier
come modella, promettendo che la sua rispettabilità rimarrà
intatta.
Elizabeth è la prima figura a sinistra
Elizabeth è ben felice
di abbandonare quello stanzino claustrofobico e buio per una nuova
avventura. Invece di lavorare duramente tutto il giorno e per buona
parte della sera, deve rimanere semplicemente in posa davanti a un
pittore che le fornisce una paga maggiore rispetto a quella della
bottega di cappelli.
Da quel momento,
Elizabeth diventa la stunner più ambita per della Confraternita dei
Preraffaeliti, in cui Deverell, in realtà, si trova ai margini. Il
suo secondo impiego è presso l'atelier del geniale William Holman
Hunt, che la ritrae in “Valentino salva Silvia da Proteo”:
Elizabeth è la fanciulla in ginocchio, nel centro
Due anni dopo incontrerà
il leader dei Preraffaeliti: Dante Gabriel Rossetti e inizierà con
lui una storia d'amore e di tormenti che durerà per tutto il lasso
della sua vita. Se le stunners dell'epoca erano considerate poco più
che prostitute, infatti, Elizabeth si era salvata da quella nomea
grazie alla protezione della madre di Deverell, ma una volta caduta
tra le braccia di Rossetti, Elizabeth trascorre più tempo nel suo
atelier che presso la sua famiglia e presto si comincia a vociferare
di una loro relazione. Elizabeth sa di essere compromessa, ma non
riesce a rinunciare né al suo nuovo ruolo, né a Rossetti, il quale,
peraltro, capisce che la giovane ragazza dai capelli rossi ha diversi
talenti: la poesia e il bel disegno. L'aiuta ad affinare le sue
capacità e la sua bravura è talmente reale che il più prestigioso
critico dell'epoca, John Ruskin, la prende sotto la sua protezione,
fornendole un'ingente somma di denaro per acquistare tutti i suoi
disegni e bozzetti.
Schizzo di Rossetti
Elizabeth è onorata di
un interessamento così elevato, ma sente forte anche la pressione.
Ormai non è soltanto la Musa dei Preraffaeliti: è salita di diversi
gradini e può sentirsi sullo stesso livello dei pittori che l'anno
ritratta.
Forse è proprio a questo
periodo che si può supporre sia cominciato il suo abuso di laudano,
un liquido tossico a base di oppio usatissimo all'epoca per lenire
diversi disturbi, dalle emicranie al mal di stomaco. Un dato
impressionante è che fosse versato anche nei biberon dei neonati per
farli assopire e tenere buoni durante le lunghe giornate di assenza
delle madri, impegnate in fabbrica o in bottega a lavorare.
Oppure il laudano entrà
nella sua vita nel 1852, quando il futuro Sir John Everett Millais la
ritrasse in “Ofelia”, forse il dipinto più famoso dei
Preraffaeliti:
Elizabeth trascorse
lunghe ore dentro una vasca piena d'acqua nell'atelier di Millais. La
madre del pittore escogitò una soluzione ideale per mantenere la
modella al caldo: accendere diverse luci intorno alla vasca.
Purtroppo sul finire del quadro, Millais si scordò di riaccendere le
luci una volta spente ed Elizabeth si ammalò gravemente ai polmoni.
Fu quello il climax del suo precario stato di salute. Non si riprese
mai davvero dalla malattia.
In un modo o in un altro,
seppur elevata al rango di pittrice e poetessa, Lizzie soffriva dei
continui tradimenti di Rossetti con altre stunners, delle sue
ripetute offerte di matrimonio seguite da altrettanti rinvii e
dell'interessamento pressante di Ruskin per le sue opere. Il laudano
compromise la sua capacità di analisi, probabilmente, ma d'altro
canto, cosa poteva fare all'epoca una giovane donna come lei? Ormai
la società la considerava una poco di buono, benché un'artista.
Solo un matrimonio sarebbe stato riparatore e Rossetti sembrava non
volersi rendere conto che le sue azioni avevano di fatto rovinato la
reputazione alla donna che asseriva di amare.
Quest'uomo, figlio di
esuli abruzzesi, amante delle opere di Dante Alighieri e addirittura
suo traduttore, un pittore e un poeta di talento elevatissimo, era di
fatto un bugiardo, un traditore e un tremendo egoista. Anche i suoi
amici conoscevano il suo profondo fascino, capace di ammaliare donne
e uomini, di spillare soldi ad amici e parenti, di rubare donne ai
suoi migliori amici per poi tornare a frequentare entrambi senza il
minimo pudore.
A un certo punto, Lizzie
decise di cessare il rapporto professionale con Ruskin. Non si
sentiva in grado di produrre qualcosa di decente, essendo tanto
afflitta da quell'amore tormentato, dalle conseguenze del laudano e
da una salute perennemente cagionevole. Il critico ne fu molto
deluso, ma l'artista dimostrò una grande onestà in quella scelta.
Ci vollevo vari
allontanamenti e ricongiungimenti, malattie e morti sfiorate per far
sì che nel 1860 Rossetti si decidesse a sposare una Elizabeth
sfinita. I pochi mesi del loro matrimonio furono una trottola di
ricevimenti, gite con gli amici, ritratti di Rossetti alla sua Guggum
(altro nomignolo che usava per lei) e due gravidanze.
Già minata nella salute
a causa delle sue malattie e del costante abuso di laudano, nel 1861
Lizzie partorisce una bambina prematura, già morta da settimane nel
suo grembo. È il dramma finale di una giovane vita già spezzata da
anni nel corpo e nello spirito. Le sue poesie di questo periodo sono
disperate e Rossetti non le sta accanto. Lavora febbrilmente e la
lascia a casa di amici e sue amanti, tra l'altro tutti neo-genitori o
in procinto di procreare. Qualche mese dopo Lizzie rimane nuovamente
incinta, ma al ritorno da una serata con amici, Rossetti trova la
moglie in stato comatoso a letto. Aveva ingerito una quantità
smodata di laudano e gli aveva lasciato un biglietto di addio.
In accordo con l'amico
Ford Maddox Brown, il pittore distrugge il biglietto, poiché un
suicidio avrebbe compromesso per sempre i nomi dei due sposi nella
società vittoriana. Lizzie muore qualche ora dopo e viene seppellita
assieme a un quaderno contenente i versi d'amore che il marito aveva
scritto per lei, e molto probabilmente anche per le sue amanti.
Per il resto della sua
esistenza, Rossetti rimpiangerà la moglie, ma non mancheranno altre
amanti e altri gesti ignobili da parte sua sua. Il colmo fu la
decisione di far riesumare il cadavere di Elizabeth per riappropiarsi
delle sue posie, di cui non aveva tenuto nessuna copia. All'epoca
viveva un periodo di ristrettezze economiche e il suo editore lo
convinse che l'edizione delle sue opere avrebbe risanato i conti.
Visse e morì in questo
modo una strana ragazza dai lunghi capelli rossi, alta, magra e
altera, così diversa dalle sue contemporanee, così profondamente
legata all'arte da averne incarnato le fattezze e averne cantato e
dipinto diversi volti.
La poesia che mi ha più
colpita di lei non può che essere:
L'AMORE FINITO
Non piangere mai per un
amore finito
poiché l'amore raramente
è vero
ma cambia il suo aspetto
dal blu al rosso,
dal rosso più brillante
al blu,
e l'amore è destinato a
una morte precoce
ed è così raramente
vero.
Non mostrare il sorriso
sul tuo grazioso viso
per vincere l'estremo
sospiro.
Le più belle parole sulle
più sincere labbra
scorrono e presto muoiono,
e tu resterai solo, mio
caro,
quando i venti invernali
si avvicineranno.
Tesoro, non piangere per
ciò che non può essere,
per quello che Dio non ti
ha dato.
Se il più puro sogno
d'amore fosse vero
allora, amore, dovremmo
essere in paradiso,
invece è solo la terra,
mio caro,
dove il vero amore non ci
è concesso.
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