Recensione: “Il segreto di Nadia B.”, Sergio Campailla, Marsilio


Ieri ho terminato questo saggio, che volevo leggere da molto tempo, per approfondire le ragioni della vita e della morte del filosofo goriziano Carlo Michelstaedter, suicida a 24 anni.
La sua filosofia mi ha sempre attratta molto (libertà di pensiero e di scelta, lotta contro le convenzioni, oppure abbandono al conservatorismo e alla rettorica?) e perché mi chiedevo come un ragazzo tanto dotato potesse aver scelto una morte simile (due colpi di pistola alla tempia destra). Certo bisogna anche considerare che lui era ebreo, e che di lì a qualche anno due sue sorelle e la madre sarebbero state internate in un lager tedesco dalle SS, quindi forse, lui non sarebbe comunque sopravvissuto.

A Trieste, giorni fa, parlavo del filosofo con un mio ex collega di lavoro, antiquario. Secondo lui, la scelta suicida era la conseguenza di una mente estremamente illuminata, che raggiunse picchi di conoscenza e consapevolezza altissimi in un età troppo tenera e ne fu annientata. Un po' come i saggi induisti che suggeriscono all'iniziato di raggiungere l'illuminazione per gradi, altrimenti il risveglio può provocare danni talvolta irreparabili.

Ero abbastanza d'accordo, fino a quando non ho letto questo saggio, scritto dal massimo esperto di Michelstaedter ("non si muove foglia su Michelstaedter, che Campailla non voglia"). Lasciando da parte la pomposità dell'autore (non tollero quando si fa sfoggio della propria erudizione in un modo tanto snob ed eccessivo, talvolta gratuito e inutile), lui ha il pregio di aggiungere tasselli importanti agli anni precedenti la fine del filosofo: il suicidio di Nadia B., ovvero la sua coetanea anarchica russa, conosciuta a Firenze all'Accademia delle Belle Arti, donna intelligentissima, per cui perse la testa, ma non fu contraccambiato. Il successivo suicidio del fratello Gino, residente a New York (un colpo di pistola alla tempia destra...!) e due malattie che colpirono il giovane filosofo, in maniera repentina e che non lasciavano presagire un futuro agevole.

Insomma, mi sono fatta l'idea di un ragazzo dalla mente davvero brillante, cui però si rovesciò il mondo addosso. Un ragazzo capace, illuminato davvero, che non fu in grado di superare un periodo criticissimo che, forse, è capitato in parte a ciascuno di noi, in dosi forse minori e meno dolorose, ma che tutti possiamo comprendere.


E mi piace (continuare a) scoprire quante cose possa ancora insegnarmi (e insegnarci) Michelstaedter.

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione: “Sangue impuro” di Borislav Stankovic'

Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano