Febbraio: mese di letture, knitting, merletto e... organizzazione del corredino!!!
Questo mese è appena
cominciato e già è pieno, pieno come un uovo di cose fatte e da
fare, tanto che il mio cervello vulcanico rischia l'autocombustione.
Cominciamo dalle
classiche buone letture con una recensione di “Balkan Circus”,
libro scritto da un bravissimo professore e direttore della
Biblioteca Guarneriana di Udine, ovvero Angelo Floramo. Devo essere
sincera: di mia iniziativa non l'avrei comprato. Sono sempre
piuttosto scettica sulla letteratura di viaggio sulla terra dei miei
antenati, soprattutto dal periodo post-bellico a oggi. Perché
purtroppo molti scrittori ci hanno fatto i soldi sulla pelle dei miei
compatrioti, sfruttando la compassione, o peggio, la pena per quanto
è accaduto in Bosnia. Tuttavia non è sempre così e, infatti,
dapprima questo libriccino mi è capitato tra le mani dietro
suggerimento della cara professoressa Nevia e poi me lo sono trovato
letteralmente davanti alla faccia mentre facevo ricerche in
biblioteca. Come si dice? Un segno. Me lo sono portato a casa e mi
sono immersa in una lettura che non avrei mai creduto tanto
accogliente.
L'autore, infatti, ha una
capacità descrittiva unica:
“Vesna ha gli occhi
zingari e ciglia nere così lunghe da impigliare i sogni. Porta i
capelli raccolti in una coda di cavallo, ma quando li scioglie
profumano di primavera e la trasformano in una Rusalka selvaggia,
incantatrice di uomini e animali. Nella foto che mi ha lasciato
sorride appena: un lampo triste d'Oriente sotto la cuffia di lana
omerica, il giaccone a scacchi rossi col bavero rialzato e avvolto in
una sciarpa arcobaleno, i jeans chiari comprati alle bancarelle di
Ponterosso, infilati dentro un paio di stivali che le fanno sembrare
le gambe ancor più lunghe di quello che sono. Sullo sfondo il mare
di Trieste, imbronciato di riccioli di schiuma”.
Ma cos'è? No, non un
semplice scrittore. Questo Floramo è anche un poeta, che a mio
avrebbe d'accordo con un altro Grande di questo e del secolo scorso:
il sarajevese Abdullah Sidran.
Un poeta-scrittore che mi
parla da un luogo lontano e allora stesso tempo vicino, quando cita
una canzone dei Bijelo Dugme (la band degli anni '80 di Goran
Bregovic'):
“Accade talvolta che
una musica non ti voglia lasciare, e ti impedisca di prendere sonno:
“S' vremena na vrijeme, kao da čujem
stope, k'o da ideš
preko mog praga. S' vremena na vrijeme, a znam da neman prava, ti
nisi više
moja draga” (Di tanto in tanto è come se sentissi dei passi, come
se tu varcassi la mia soglia. Di tanto in tanto, ma so di non averne
diritto, perché non sei più il mio amore).
E
che citando suo padre, riporta a me i volti delle mie tre amate nonne
e prozie, morte durante la guerra e dopo, in condizioni che non
meritavano:
“Penso
a mio padre, che qualche mese fa se n'è andato a calpestare i
sentieri di chissà quali altre storie. Mentre le sue sono iniziate
nella terra carsica e pietrosa di un villaggio sloveno
dell'altipiano. .. sua è questa mia eredità, che mi porto dietro
come un'agenda ricca di suggestioni, grazie alla quale mi sento a
casa 'ovunque il da
suona'”.
“Quando
si perde qualcuno lo si va a cercare nei luoghi dove è vissuto. È
una regola antica, non scritta, ma incredibilmente vera. Come se la
sua presenza fosse rimasta impigliata fra i rami dei pruni, qui, che
piangono slivovica
dolcissima, dove le
pietre del Carso sembrano squame di iguanodonte conficcate nella
schiena della terra”.
“C'è
una legge antica codificata nella carne e nel sangue di ogni popolo
slavo: chi ha tanto sofferto troverà conforto”.
Ed
è così che, spero, sia accaduto alle mie matriarche, e alle vittime
della guerra, prima della Fine.
Floramo
è un poeta-scrittore che diventa anche cronista e storico:
“Qualcuno
ha acquistato una maglietta con stampigliata sopra l'immagine di Ante
Gotovina, eroe nazionale del popolo croato, nonché famigerato
assassino. Non ci credo! ... Ritratto con tanto di mostrine e
uniforme, cappello con visiera, gradi e medaglie: è lui il braccio
armato dell'operazione Tempesta, quella che nel 1994 portò alla
deportazione forzata dalla Krajina croata di più di 250 000 serbi,
costretti ad abbandonare le loro terre, saccheggiate, distrutte e
incendiate nell'entroterra di Zara. E ancora oggi lasciate lì,
scheletri carbonizzati, monito esplicito che consiglia a chi è
partito di non tornare”.
“E
penso con tristezza all'opinione pubblica europea, convinta, da
sempre, che sia facile, in queste terre meravigliose e martoriate,
dividere il buono dal cattivo, il giusto dal colpevole. Suffragata da
sentenze eclatanti, come appunto quella spiccata dal Tribunale
Internazionale dell'Aja il 14 maggio 2012, che ha prosciolto questo
spietato autore di gravissimi crimini contro l'Umanità. Lasciando in
carcere soltanto i serbi”.
“Sai
che questi hanno deciso di bombardare, no? È nell'aria da settimane.
Presto decolleranno da Aviano. Credono che si possa risolvere tutto
con le bombe. Cristo, ci sono i bambini, e gli operai, gli studenti,
i vecchi, insomma la gente comune, quella che non c'entra mai e paga
sempre”.
“F16
su Kragujevac, Belgrado, Pančevo.
Massimo D'Alema che alla televisione di stato giustifica con una
certa soddisfazione i raid aerei della Nato: 'Debbo dire che la
campagna aerea della Nato è stata condotta in modo straordinario'. I
bombardamenti a tappeto. Le case in fiamme. I civili massacrati. La
furia di un'Europa che ingoia se stessa senza poter capire. Senza
volerlo fare. Alla televisione la CNN fa vedere il rogo dei quartieri
di Belgrado... Una realtà più delirante di qualsiasi sogno nato da
una febbre improvvisa o da un'ubriacatura molesta”.
Onore
a tutti gli uomini di buona volontà, a tutti quegli scrittori che
ricordano gli orrori di questo passato recente, le ingiustizie subite
da bambini, anziani, civili, da innocenti che io stessa dovetti
vedere, ancora adolescente, passare in transumanza come pecore, sui
loro carri di legno, con vestiti e scarpe logori, i volti sfiniti, la
tenebra dell'annichilimento negli occhi. Quegli sguardi, una volta
incrociati, non li dimentichi mai più. Ti si conficcano nel cuore e
più nulla è come prima. Fa male, ma è un dolore che ti porterai
dentro per tutta la vita e ti darà la consapevolezza che la guerra e
la violenza non sono mai la soluzione.
Perciò
grazie, prof. Floramo per questo tuo prezioso libro. E possano tutti
i balcanici ricompensarti con la nostra proverbiale ospitalità e
litri e litri della slivovica
che ami tanto.
Dopo
un tuffo della mia Terra, grazie a Floramo, ho trovato lo sprint per
portare a termine due lavori distinti:
- Il pullover color caffè con scollo a “V”, in stile molto british, le cui spiegazioni avevo trovato in una rivista che mi ha confermato, per l'ennesima volta, quanta poca attenzione ci mettano quelli che si occupano di redarre questo genere di istruzioni. Ho fatto e disfatto questo pullover qualcosa come dieci volte, ma alla fine, grazie anche alla zia Marina, ce l'ho!!!
Con
tanto di pancione che cresce e faccione che lievita. Ma si sa, la
gravidanza è fatta così e io non ho né i geni, né la struttura
fisica di Belen Rodriguez :-).
- La copri-palla di Natale lavorata con merletto a fuselli, filo si cotone bianco Idria 30, lamé e perline dorate.
Certo,
ormai finirà sull'albero di Natale 2014, ma è stata un'enorme
soddisfazione. Insomma, è il mio terzo lavoro di merletto cominciato
e finito e, detta delle mie amiche merlettaie, un buon lavoro,
nonostante sia appena al secondo anno di scuola *___*.
Pensare
che ieri, tra Lace Cafè e casa, ho trascorso ben 7 ore a merlettere.
Mi è presa la furia per finirlo... ma una ragione c'è.
Infatti,
proprio ieri mattina, la dolcissima signora Maria Luisa mi ha portato
questi:
Ovvero
il suo quaderno di appunti con le spiegazioni (reali, finalmente!!!)
per lavorare a uncinetto delle scarpine per il mio bambino e una
rivista con tante, tante idee per il corredino.
Quindi
capite quanti progetti ci sono ancora da iniziare e portare a
termine?!
Ovunque
partono proposte e idee: dai Nat, fai questo. Dai che ti avvio il
lavoro di quest'altro.
Difatti
a scuola di merletto la mia maestra vuole che merletti una
carrozzella e al Lace Cafè, un'altra maestra merlettaia, Cinzia, mi
ha mostrato la prossima bordura che mi farà fare: uno splendido
contorno da mettere sul bordo della copertina della culla. Ma wow!!!
Ma come posso dire di no?! Impossibile.
E
poi mi capita sotto gli occhi anche la nuova uscita De Agostini
chiamata “Il mio crochet” dove la visione degli Amigurumi
giapponesi ha scatenato un rigurgito di pure amore dentro di me. Ho
pensato immediatamente: pochi giochi per il mio bambino, ma buoni,
questo avevo detto. Bene, questi Amigurumi sono esattamente quello
che desideravo!!!
Soprattutto
questo draghetto verde. Se non risulterò una frana assoluta
nell'uncinetto -fino a ora ho lavorato solo a uncinetto tunisino,
sigh!- sarà il primo progetto che farò per il mio cucciolo. Anche
in onore di papà, che di nome fa proprio Drago.
Per
fortuna, in mezzo a questa baraonda di idee infinite, non mancano i
caffè e le chiacchiere con le amiche, nonché gli incontri curiosi,
come quello con l'uccellino di Dò: Rodolfo.
Avete
mai visto un Inseparabile così? Probabilmente sì, e solo io cado
dal pero, nel senso che il suo stesso nome designa un animaletto
dolcissimo e molto legato ai suoi amici, anche umani. Ma vedere
Rodolfo scorrazzare liberamente per casa, passando dalle spalle della
mia amica, alla testa del suo compagno, a quella ricciolona e
morbidissima della piccola di casa, è stato qualcosa di estremamente
divertente e tenero.
E
ora chiudo questo interminabile post con un consiglio di lettura, che
ha una valenza sociale, oltre che letteraria:
Sei
scrittori sardi si sono riuniti per aiutare la loro terra colpita
dalle recenti alluvioni. E così hanno scritto sei racconti. Comprate
quest'opera e aiuterete la comunità di Bitti, tra le più colpite
dalla sciagura. Il costo, manco a dirlo, è di 6 euro! Tutti i
proventi andranno esclusivamente a questa comunità; gli scrittori
non prenderanno nemmeno un centesimo. Avanti!
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