Vita di campagna
E finalmente una domenica
come dico io! Ieri, grazie al bel tempo, mio marito e io siamo andati
dagli suoceri a fare qualche lavoretto in giardino e, prima di
tornarcene a casa abbiamo razziato un generoso ciliegio.
Questi sono i secchi che abbiamo riempito... e l'albero ne offriva ancora!
Al ritorno a casa, il mio cervello ha iniziato a fumare: cosa ci facciamo? Ce ne sono tantissime! Ma senza farmi prendere dall'ansia sono corsa davanti alla mia personale biblioteca culinaria (ho uno scaffale interamente dedicato ai libri di cucina) e ho preso due o tre libri. Risultato:
CILIEGIE ALLA GRAPPA
Ma potevamo rimanere senza la soddisfazione di cucinare qualcosa di fresco, da gustare in giornata? Nooooo!
E allora, sfidando la mia proverbiale sfortuna con la pasta brisèe (ogni volta che la cucino, non capisco perché sono incapace di stenderla col mattarello: si sbriciola ogni volta), ho provato a impastarla con altri dosaggi e quindi sono passata a mescolare la farcia: ben 600 g di ciliegie, zucchero, maraschino, fecola di patate e scorza di limone.
Ecco il risultato appena sfornato:
E quello servito:
Io non so quanti di voi hanno ancora la possibilità di gustare i frutti della terra in questo modo: raccolta, lavorazione, degustazione, tutto in giornata. A me non capita più tanto spesso, da quando ho detto addio alla mia bellissima casa a Terzo di Aquileia, immersa nei campi. Però continuo a sognare che un giorno, non troppo lontano, potrò tornare ad avere un orto, un giardino fiorito e magari dei piccoli animali da tenere nell'aia (non da mangiare... non sarei mai capace di ucciderli). I miei antenati vivevano della terra e per la terra. E questo è rimasto nel mio dna, marchiato a fuoco.
Per ora mi accontento di queste inattese opportunità e le sfrutto al massimo. Tant'è che è rimasto ancora un chilo di ciliegie e credo proprio che ne farò una marmellata rustica, con l'aggiunta di vino rosso e zucchero di canna. Staremo a vedere... devo ancora imparare come si sterilizzano i vasi con la cottura a bagnomaria!
Questi sono i secchi che abbiamo riempito... e l'albero ne offriva ancora!
Al ritorno a casa, il mio cervello ha iniziato a fumare: cosa ci facciamo? Ce ne sono tantissime! Ma senza farmi prendere dall'ansia sono corsa davanti alla mia personale biblioteca culinaria (ho uno scaffale interamente dedicato ai libri di cucina) e ho preso due o tre libri. Risultato:
CILIEGIE ALLA GRAPPA
Preparate ieri, verranno
aperte fra tre mesi, non un giorno prima, non uno dopo.
Ma potevamo rimanere senza la soddisfazione di cucinare qualcosa di fresco, da gustare in giornata? Nooooo!
E allora, sfidando la mia proverbiale sfortuna con la pasta brisèe (ogni volta che la cucino, non capisco perché sono incapace di stenderla col mattarello: si sbriciola ogni volta), ho provato a impastarla con altri dosaggi e quindi sono passata a mescolare la farcia: ben 600 g di ciliegie, zucchero, maraschino, fecola di patate e scorza di limone.
Ecco il risultato appena sfornato:
E quello servito:
Di cosa sto parlando?
Della mitica CHERRY PIE!
Sono ancora incredula per
la sua bontà. Non credevo sarebbe venuta tanto bene. E il fatto che
la brisée si sbriciolasse in continuazione, non ha causato problemi
alla cottura. E poi, una volta presa una fetta, si scioglie in bocca!
Io non so quanti di voi hanno ancora la possibilità di gustare i frutti della terra in questo modo: raccolta, lavorazione, degustazione, tutto in giornata. A me non capita più tanto spesso, da quando ho detto addio alla mia bellissima casa a Terzo di Aquileia, immersa nei campi. Però continuo a sognare che un giorno, non troppo lontano, potrò tornare ad avere un orto, un giardino fiorito e magari dei piccoli animali da tenere nell'aia (non da mangiare... non sarei mai capace di ucciderli). I miei antenati vivevano della terra e per la terra. E questo è rimasto nel mio dna, marchiato a fuoco.
Per ora mi accontento di queste inattese opportunità e le sfrutto al massimo. Tant'è che è rimasto ancora un chilo di ciliegie e credo proprio che ne farò una marmellata rustica, con l'aggiunta di vino rosso e zucchero di canna. Staremo a vedere... devo ancora imparare come si sterilizzano i vasi con la cottura a bagnomaria!
Avevo un albero di ciliegie in giardino, ma poi è morto :-( Adesso però ho un enorme cespuglio di fragole :-) Satisfaction!
RispondiEliminaAnche noi avevamo un ciliegio in girdino, ma poi e invecchiato e adesso al suo posto abbiamo un limone...
RispondiEliminaQueste ciliegie in guazzo le avevo preparate anch'io l'anno scorso ed erano buonissime! Ho adorato la tua cherry pie!
Non ti ho scordata, solo che le cose qui peggiorano ogni giorno che passa e sono tanto scombussolata per stare a scrivere perfino 2 righe...
Salutissimi
@Lara: ma lo sai con le fragole quante cose puoi farci?! Uh mamma mia... io ci farcirei anche delle crepe appena cotte, con la sola aggiunta di panna montata!
RispondiElimina@mm:skg: forse il ciliegio andava potato? Ieri ho sentito che se non lo fai, potrebbe deperire. E poi un anno fa tante ciliegie e un anno meno.
Ma cosa succede lì? Parli della crisi economica? Mmm, io aspetto la tua lettera con gioia, quando potrai, ma ora la priorità è che tu stia bene. Tu e il tuo popolo. Vi penso, davvero!
io la marmellata di ciliegie non riesco a mangiarla, però ieri sera mi sono mangiata una bella ciotolina di ciliegie fresche sìsì.. e un domani non mancherà un albero nel mio giardino. per ora mi accontento di prenderle al mercato :(
RispondiEliminaEh sì! Anche i miei antenati erano legati alla terra e al lavoro contadino, ma anche mia madre e mio padre, fino che la società industriale non li ha portati in città, insegnando loro un modo di vivere diverso, basato sul lavoro da servo di un padrone e sul consumismo, ovvero sul "consuma consuma, che così io devo produrre e ho la possibilità di diventare ricchissimo, ma così posso dare lavoro anche a te, che produrrari delle cose che costano poco, ma siccome io mi ci devo arricchire, poi le ricomprerai a prezzi altissimi". Mio nonno invece, quando vide come andavano le cose, è scappato a fare da contadino ad un dottore che aveva una piccola porzione di terreno ma che non sapeva coltivare e gliela aveva affidata, pagandolo una buona cifra, versandogli tutti i contributi necessari e dividendo con lui i frutti dei raccolti. Lui è sempre legato alla terra, aveva capito che anche se dura e faticosa, c'è una libertà in essa.
RispondiEliminaNoi però siamo cresciute in pieno boom industriale, mia madre mi ha tenuto proprio in cattività, come gli animaletti, tutta bella pulita e linda dentro casa o al massimo ai giardinetti insieme a lei, e guai a sporcarsi di terra o giocare con la terra!! Mi piacerebbe avere le conoscenze di mio nonno su come si coltiva e si produce il cibo, tutto il cibo (lui faceva di tutto, dal grano, all'uva, all'orto, ai cereali, alle olive, alla frutta...tutto!!! Ma purtroppo è morto)
Buone le ciliege!!! Le adoro!! Insieme alle albicocche sono i miei frutti preferiti!! Ne mangerei a chili, evito perchè so che dopo sto male di pancia, ma se dassi retta alla gola....;P
@Luna Argentata: se le prendi al mercato, dai contadini, beh, non è male in fondo. E poi sono a chilometro zero!
RispondiElimina@Niviane: concordo su tutta la linea. Per questo auspico di trovare "il mio posto in campagna" prima possibile. Mi potrei accontentare anche di una casetta in città, ma con giardino e orto! Insomma, il piacere che ho provato ieri è tipico di chi tocca con mano la terra, si procaccia il cibo. E quanto vorrei poter fare lo stesso con altri frutti e altre verdure.
P:S Tuo nonno? Un mito!