Recensione: “La figlia del sole – vita ardente di Katherine Mansfield”, Nadia Fusini, Mondadori
Mi sono imbattuta nella
scrittrice neozelandese non grazie alla lettura dei suoi racconti, ma
dopo aver studiato Gurdjieff e il suo pensiero. Lei divenne una sua
allieva, trascorrendo gli ultimi mesi della sua vita, nel ritiro che
il Maestro aveva fondato in Francia. Per molti Gurdjieff fu un
ciarlatano, per me uno dei rari "conoscitori di segreti".
Ho terminato la lettura
di questo romanzo/biografia in due giorni, sia perché è costituito
di poche pagine, sia perché è immensamente profondo. Fa riflettere
molto e vi ho trovato delle citazioni meravigliose.
Dunque, la storia della
vita della famosa scrittrice viene narrata da Francis a sua sorella
Zoe. Sono nomi di fantasia, adottati da Salinger, che Zoe adora. I
due fratelli sono diversissimi tra loro, il primo vive nell'enorme
casa di famiglia e scrive da mane a sera. E' malato, nell'anima,
mente la sorella, traduttrice e viaggiatrice incallita, che lo adora,
gli ha proposto un patto: lei si occuperà del fattore economico di
entrambi, lui della scrittura e di mantenere in ordine la tenuta di
famiglia, dove Zoe adora fare ritorno, soprattutto in autunno. E così
Francis, durante un soggiorno della sorella nella loro casa, le narra
la vita di KM, che lo ha colpito per le affinità elettive profonde
che condivide con lei.
KM nasce in Nuova Zelanda
da una buona famiglia, ma Wellington sa di provincia. Lei pretende di
formarsi a Londra e così, giovanissima abbandona la famiglia per la
City. Il padre non glielo perdonerà e infatti, pur essendo
benestante, non le passerà i soldi per vivere. Nonostante questo KM
non si lascerà abbattere e diventerà la straniera, la strana,
l'esotica artista di tutti i circoli europei, compreso quello
esclusivo di Virginia Woolf che, sulle prime, si domanda perché si
vesta da puttana. Ma KM è così. Stravagante. Sa di essere diversa
da tutti e si abbiglia in modo eccentrico e sui generis. E' eclettica
(dipinge, scrive, danza) e ambigua, anche sessualmente. La tisi la
costringerà a restringersi sempre più in se stessa. Non soltanto a
causa del dimagrimento, del pallore che le conferisce un aspetto
giapponese, da bambola di porcellana. KM dovrà soprattutto fare i
conti con l'amore mancato, mancato da sempre, sia in casa che fuori.
Si chiede come possa trattenere a sé Murry, il giornalista scostante
cui si lega per anni, quando lei si avvicina alla morte, mentre lui è
alla soglia della vita. Sono riflessioni strazianti.
“Nel libro di Lewis
Wallace KM ha trovato una frase che l'ha colpita e ha trascritto sul
diario: Al sole va chi morendo pensa al sole. E proprio al
sole lei ha sempre pensato, a nient'altro. Ha sempre voluto essere
una 'figlia del sole' -l'ombra non le è mai piaciuta, lei non è
Persefone, lei vorrebbe restare da questa parte del mondo illuminata
dalla luce, non regnare sottoterra; vorrebbe un giardino, una casa,
camminare sull'erba, avere intorno a sé animali, libri, quadri;
vorrebbe ascoltare la musica, che ama tanto. E vorrebbe scrivere,
vorrebbe una vita calda, viva, fervida, sentirsi radicata nella
vita”.
Una vita breve, ma
ardente, che ha molto da insegnare. A tutti noi.
Lo sai che conosco poco Mansfield? A parte qualcosuccia... Questo post mi ha messo, come sempre, una grande curiosità!;)
RispondiEliminaIl libro è assolutamente imperdibile ma... credo che prima di leggere i suoi racconti, sia corretto iniziare da quelli del suo 'maestro' e ispiratore, il grande Cechov.
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