Recensione: “L'infinitamente poco” di Dominique Loreau
Vallardi, 2016, pp.172
Ormai credo che, a parte
qualche titolo, sto collezionando tutta la collana Sakura di questo
fantastico editore! I suoi manuali, o saggi, o in qualunque modo li
vogliate definire, sono un distillato di saggezza antica, orientale e
universale, adatti a tutti. Certo, forse alcune considerazioni di
questo libro in particolare possono apparire eccessivamente
individualiste, ma solo a un occhio inesperto.
Prendiamo l'esempio della
pag. 117:
“Il minimalista evita
la prodigalità, la promiscuità e la profusione nei rapporti umani,
perché li considera insopportabili e volgari. Non appena possibile,
rifugge dalla società, coltiva la propria individualità e protegge
gelosamente la propria solitudine. Gli bastano pochi amici ben
selezionati e, quanto al resto, intrattiene solo i rapporti utili o
inevitabili: colleghi di lavoro, commercianti, vicini... e quanto ai
legami sociali? Che siano scarsi, poco vincolanti, infrequenti.
“L'uomo come animale sociale” spiega il fisico e filosofo
francese contemporaneo Marc Halévy in una delle sue opere, “oggi è
diventato un mito inutile. Fu inventato quando la vita era precaria e
l'assistenza reciproca un bisogno”. Il minimalista non è sociale:
solo i deboli hanno bisogno degli altri e si radunano per ovviare
alla loro debolezza con il numero. Sono solidali tra loro per
necessità. I forti, invece, bastano a se stessi e vivono la loro
vita senza occuparsi di quelle altrui: poche promesse, confessioni,
impegni, sentimentalismi amorosi... Il poco è veramente l'elisir
della saggezza in un mondo sempre più complicato e angosciante”.
Ecco, in questo specifico
caso sono in disaccordo con chi scrive: certamente non posso
definirmi minimalista, ma forte sì e non per questo ritengo che gli
altri non abbiano alcun valore nella mia vita. Certamente nel mondo
contemporaneo siamo spronati a essere sociali a tutti i costi, quanto
meno nei network, anche se è evidente a tutti che la maggior parte
di questi contatti sono effimeri. Nel quotidiano è proprio il poco
tempo a disposizione (unitamente alla pessima gestione dello stesso
di cui molti soffrono) a impedirci di socializzare di più, eppure io
sono cresciuta in una famiglia balcanica dove ci si ritrovava
regolarmente una o due volte la settimana, amici e parenti, in
tavolate di 30, 50 persone e trascorrevamo davvero dei bei momenti,
grandi e piccini. Custodisco molti bei ricordi di quei tempi e sarà
pur vero che tra tutte quelle persone ci fossero dei “deboli”, ma
c'erano anche molti “forti”, che in quanto tali si trovavano
proprio lì per dare uno sprone agli altri. Non si sarebbero mai
sognati di rinchiudersi in una torre d'avorio per comandare il mondo.
Insomma, l'errore che si
può fare con questo libro è leggere, assimilare e attuare. In
verità andrebbe letto con calma, anche solo una voce al giorno, e
poi bisognerebbe trascorrere del tempo a meditare.
Alcuni dei temi trattati
che mi trovano d'accordo sono: pochi amici, ma buoni e ben curati.
Una dimora con pochi oggetti, soprammobili, vestiti e quant'altro.
Una vita intellettuale moderata, ma non fino all'osso come indica il
libro: insomma, è vero che i pensieri soffocano l'intelletto, ma c'è
un equilibrio in ogni cosa e se è vero che non è semplice trovarlo,
è altrettanto vero che è fondamentale farlo per riuscire a vivere
una vita decorosa e soddisfacente.
Mi sono molto piaciute le
citazioni che costellano il libro dall'inizio alla fine e voglio
concludere il post con alcune di esse:
“La civiltà è la
moltiplicazione illimitata di necessità inutili” Mark Twain
“Tutte le cose che un
uomo possiede lo dominano più di quanto egli domini loro” Sigrid
Undset
“La ricchezza di un
uomo si misura da quello di cui non ha bisogno” Henry David Thoreau
“L'eccesso di qualcosa
è la mancanza di qualcos'altro” Proverbio arabo
“Il ruscello ha sempre
la meglio sulla roccia, non grazie alla forza, ma alla perseveranza”
Confucio
“Non si inciampa su una
montagna, ma su una pietra”, Proverbio indiano
“Voglio imparare sempre
di più a vedere la bellezza come la necessità delle cose”
Friederich Nietzsche
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