Viaggio in Bosnia 1/3

E dopo aver tanto girovagato, durante queste settimane, torno a postare sul mio adorato blog. Ho così tante cose da scrivere che, se non inizio subito, è un bel guaio!
Direi che la cosa migliore sia riprendere narrando del mio ultimo viaggio in Bosnia, avvenuto la scorsa settimana.
Ho aspettato un anno, prima di tornare, a causa di vari contrattempi, ma, visto l'esito di questo viaggio, non so se sia stato più un bene, che un male. Io penso sempre che ogni cosa accada per una ragione, e quindi sono ancora molto meditabonda sull'accaduto. Prima o poi troverò il bandolo della matassa.
Ma queste sono considerazioni estremamente personali e dubito che a voi interessino. Vorrei piuttosto descrivere questo on the road piuttosto movimentato.
Inizio con una foto:


Una ragazza polacca con la sua mountain bike al confine di Slavonski Brod (Croazia-Bosnia). Mi ha impressionata perché c'erano 42° e lei destava tutta la mia ammirazione per il coraggio e la costanza!


Questo, invece, è il cartellone del locale dove ci siamo fermati a pranzare, proprio a Slavonski Brod. Un servizio allucinante, nonostante la pubblicità dica: “I migliori cevapcici”. Vi evito i dettagli, ma è un posto da schivare come la peste, argh... Almeno siamo riusciti a riposare e riprenderci dal caldo torrido.


Mia madre e io

Una volta raggiunta Vranjak, ho potuto riabbracciare mia nonna Nediljka, trovandola in perfetta salute e a suo agio, nonostante l'invasione di noialtri. Ormai, lei è abituata a stare tutta sola e tranquilla nella nostra casa padronale, e abbiamo scombussolato un po' i suoi ritmi. Ma era felice di vederci, naturalmente. Abbiamo trascorso parecchie ore a chiacchierare e io ho potuto aggiungere nuove tessere al grande mosaico della mia famiglia.
Il giorno seguente, mamma e io siamo andate a trovare le mie zie paterne Ljepa e Mica (si legge Mitza). Si trovavano entrambe nella casa della nonna paterna Jula, morta purtroppo due anni fa, a pochi passi dalla nostra, perché stanno ricostruendo tutto da cima a fondo. E lì c'è stata una scenetta esilarante tra mia madre e me, con lei che mi chiamava, mentre io continuavo a camminare.
“Naty, dove stai andando?”
“Eh, a casa della nonna”.
“Ma è questa!” e mi indica una casa a un piano, color carta di zucchero, con porta e imposte bianche luminosissime. Molto stile teutonico.
Guardo mia madre senza capire e lei:
“E' questa la nuova casa...”
Ecco. È stato come se la zia Ljepa, che vive in Germania da una vita, per l'appunto, avesse fatto saltare in aria una casa delle sue parti per trasportarla magicamente lì. E della casa di nonna Jula? Non è rimasto nulla. Assolutamente niente. Io sono contenta, se le mie zie sono felici, però... provate a immaginare di non trovare più la casa della vostra nonna, quella dove trascorrevate le vacanze. Lei è morta, e la sua casa non c'è più. Non mi rimane niente di visivo, di lei, foto e ricordi a parte. Questo mi è spiaciuto molto, ma ovviamente, cosa fanno su quel terreno è diritto loro.
Ho trascorso delle ore piacevolissime con le mie zie. Loro sono sempre sorridenti, estroverse e ottimiste. Ho preso moltissimo da loro. Può passargli sopra un camion, ma trovano sempre, sempre la forza di reagire e per questo io le ammiro tanto. Inoltre, sono capaci di dare amore incondizionato. Due persone rare.


I girasoli di Zia Ljepa

Abbiamo bevuto il caffè turco e chiacchierato come se fossimo delle vecchie comari. Ho sentito varie notizie della famiglia, dalla Bosnia fino in Germania, e poi le lamentele, giustissime, di zia Mica, che non riesce proprio a trovare un lavoro fisso. E ha 50 anni. La Republika Srpska di Bosnia è messa malissimo, sia sul piano economico, sanitario, che su quello sociale. Ma quello che preoccupa maggiormente, è l'altissimo grado di corruzione. La zia mi ha raccontato che se vuoi trovare un lavoro in città, devi sborsare da 2000 a 5000 euro al tuo capo. E dopo ti tengono un anno, se va bene! Una cosa scandalosa, alla quale io non riuscivo a credere. Ma poi mi è stata confermata da più fonti. Con questo sistema, non può esserci crescita, né sviluppo di alcun genere per un Paese. E la sua gente non può che degradare e disperarsi...

Io spero che zia regga. Gli aiuti non le mancano, in un modo o nell'altro. Ma non è quello di cui ha davvero bisogno. Lei vorrebbe ricominciare una vita, da molti punti di vista, da zero. E lì sembra un'impresa titanica.

E nonostante ciò eccola, con me e mamma! Sorridente, come sempre!



Qui, invece, tentavo di riprendere zia Ljepa, ma lei è come l'imperatrice Sissi: “Dopo i 50 anni, non fatemi foto!” Beh, in verità Sissi si negò alle foto già dai 40 anni, con ostinazione, parandosi con ventagli e adottando varie altre strategie, affinché non la riprendessero.



E però, quando ha preso in braccio il suo cane Tschaki (Ciaki!) si è sciolta, e sono riuscita a fotografarla anche assieme a zio Rudi, sudatissimo a causa dei grandi lavori in casa!



Porterò quella giornata a lungo, nel cuore.


Commenti

  1. Mamma mia!! A vedere quelle immagini, sotto al sole, e pensare che stavi a più di 40° in strada mi sento male!!
    Mi fa piacere comunque che sei stata bene con la tua famiglia. E capisco la malinconia riguardo tua nonna.

    Felice proseguimento di vacanze

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  2. Grazie Niv. Guardati le foto di Bosnia 2/3 e poi ne riparliamo ;-) Spero che tu stia passando delle rilassantissime vacanze nei luoghi che più ami!

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  3. Velocemente dal lavoro e poi magari ripasso.

    Ho letto il tuo post, e nonostante sembri retorico quello che sto per dire... ci sono delle persone forti a questo mondo e altre che si lamentano per qualsiasi cosa. Ad ogni modo, se andiamo avanti di questo passo anche il nostro paese "scoppierà".

    Purtroppo ho annullato il viaggio... la persona che doveva venire con me mi ha dato buca, sarà per un'altra volta, o forse non era destino.

    :*

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