Corrado Augias VS Silvio Berlusconi... Marina Berlusconi VS Corrado Augias


Di solito nel mio blog non mi occupo di questioni politiche, ma quello che è successo in questi giorni, mi induce a riflessioni ampie, che comprendono anche il mondo editoriale.

E' sicuro che la maggioranza di voi si sono persi il botta e risposta sulle pagine del quotidiano La Repubblica tra Corrado Augias, giornalista, conduttore televisivo e scrittore e Marina Berlusconi, presidente di Arnoldo Mondadori Editore e parte del consiglio di amministrazione di Medionalum, Medusa Film, Mediaset e Mediobanca. In effetti, per accorgersene bisogna leggere la rubrica di posta curata da Augias. Certamente, il motivo del contendere è lampante: Silvio Berlusconi, leader del Pdl, padre di Marina e bersaglio della risposta di Corrado Augias.

Corrado Augias

Ma andiamo con ordine: il 17 maggio 2013 un cittadino scrive a Corrado Augias per chiedergli un giudizio in merito all'attacco di Marina Berlusconi al PM Ilda Boccassini per il “caso Ruby”. Lo scrivente domandava cosa ne pensasse Augias di quello che stava accadendo, perché lui si chiedeva se altri figli, nella situazione di Marina Berlusconi, avrebbero difeso a spada tratta il padre, sapendo che elargiva somme tanto elevate a una ragazza, all'epoca minorenne, per sospetta prostituzione. Il cittadino aggiungeva che lui, da padre, non potrebbe guardare negli occhi i suoi figli, in un caso simile, e meno che meno i suoi elettori, cittadini, ecc, invece Berlusconi senior lo fa e addirittura continua a lottare per riottenere le redini del Paese. Concludeva con un laconico: sono la ricchezza economica e il potere a fare la differenza?

Il giornalista rispondeva non allo scrivente, ma direttamente a Marina Berlusconi, ricordandole le parole di un'altra lettera che aveva ricevuto, inviatagli da un altro signore, che gli chiedeva come fosse possibile che l'allora presidente del Consiglio, impegnato in una riunione di Capi di Stato e Governo all'estero, rispondesse alla telefonata di una prostituta che lo avvisava che Ruby era stata trattenuta alla questura e che sempre lui chiamasse immediatamente la questura affinché affidasse la giovane a una sua incaricata, poiché si trattava della nipote di un noto capo di Stato.
E aggiungeva, domandando sempre a Marina, se era conscia del fatto che la condotta di sua padre non riguarda solo lui, ma anche 60 milioni di italiani. E come valutava la moralità di Silvio Berlusconi, alla luce delle intercettazioni telefoniche raccolte? Lui che si vantava dei rapporti con ragazze leggere, sue ospiti ad Arcore, loro che lo adulavano, salvo poi prendersi gioco di lui e dei suoi giochetti, quando chiacchieravano con altre amiche e, ancora, i ricatti economici da parte loro e di pregiudicati, tutti presenti alla corte del presidente.
Insomma, il giudizio di un padre dipende dalla stima riguardo ai suoi comportamenti, giusto? Augias chiede a Marina se rispetta un padre che si copre di ridicolo davanti alla sua famiglia e, purtroppo, trascina nella stessa melma gli italiani. Oppure preferirebbe un padre migliore, dal momento che lei stessa presiede la più importante casa editrice italiana, che sforna cultura.
Infine, il giornalista si azzarda a consigliarle di difenderlo pure in pubblico, ma parlargli seriamente, in privato.

Francamente una risposta del genere da Augias non me l'aspettavo. Per diverse ragioni. Anzitutto perché non risponde direttamente al suo lettore, ma lo prende a pretesto per porre delle domande a Marina Berlusconi. In secondo luogo perché assume il ruolo di un pedagogo, di un moralista. Certo per difendere l'Italia da tutti gli attacchi e dal ridicolo di cui si sta coprendo in tutto il mondo, grazie alla vita privata, ora resa pubblica, dell'ex-presidente del Consiglio. Solo qualche settimana fa, mentre ero in un piccolissimo paese sloveno, un ragazzo derideva Berlusconi con un sorriso da Stregatto e canticchiando: “Bunga-bunga!”, salvo poi scuotere la testa e concludere con un: “Poveri italiani...”. E siamo poveri sì, ma non soltanto a causa di questi pettegolezzi dalla portata esagerata, ma anche perché viviamo una crisi economica fortissima, dalla quale non riusciamo a uscire da anni, né intravediamo la luce alla fine del tunnel. Forse il giornalista vede nel comportamento di Berlusconi una delle cause maggiori della nostra situazione? Credo di sì.

La risposta di Marina Berlusconi non si è fatta attendere. È arrivata immediatamente nella casella di posta di Augias il quale, il giorno seguente, 18 maggio 2013, ne ha trascritto le parole. Cominciando con un: “è arrivato dove ancora nessuno aveva osato arrivare”, a predicare cioè sul comportamento che un figlio dovrebbe adottare nei riguardi del suo stesso padre. Gli chiede se non si rende conto di fare l'inquisitore. Suo padre ha dichiarato innumerevoli volte che le cose sono andate diversamente da quello che scrivono i giornalisti. E lei lo conosce molto bene: è un uomo profondamente corretto, rispettoso e lei è orgogliosa di essere sua figlia. E se Augias non è d'accordo, sono solo affari suoi. Ma le sue parole sono lo specchio delle conseguenze mostruose di chi non riesce a distinguere tra gossip, morale e legge. Ciascuno ha le sue opinioni, ma sono i tribunali a doversi occupare del “caso Ruby”, senza farsi condizionare.
Marina afferma che non ci sono prove reali riguardo alle accuse che vengono mosse a suo padre, solo speculazioni giornalistiche di massa. E conclude affermando che Augias non si deve permettere di dire a una figlia cosa deve pensare di suo padre, che deve rispettare chi ha idee diverse dalle sue e soprattutto, non deve spacciare opinioni personali per assolute verità.
Brevissima la risposta di Augias: per due volte, nella giornata precedente, ha ribadito il suo rispetto verso i sentimenti filiali di Marina e lo ripete per la terza, ma per quanto concerne il comportamento di suo padre, anche senza una conferma penale, è inconfutabile che Silvio Berlusconi abbia gettato fango sull'immagine degli italiani e dell'Italia nel mondo.

Marina Berlusconi

Appunto. Siamo arrivati, se seguiamo il filo del pensiero di Augias, a quella che è la sua maggiore preoccupazione. Una preoccupazione patriottica: quello che il mondo pensa degli italiani. E quali implicazioni economiche e politiche questo possa avere.

Eppure, anche l'esito delle ultime elezioni ha confermato che una buona fetta di cittadini continua a credere in Silvio Berlusconi. C'è chi potrebbe bacchettarmi: non crediamo in lui, ma nei valori del centro-destra. Io non sono d'accordo. Chi crede nell'anima di un partito politico deve riconoscere nel suo presidente il sunto di quel pensiero, perché egli ne è il portavoce, in Italia e nel mondo. Ma, sia come sia, è evidente che i seguaci del Pdl non credono a nessuna delle accuse mosse al loro presidente. Oppure non ci vogliono credere, o soprassiedono.

Quello che io penso, di tutta questo “caso Berlusconi” è che ai tribunali e solo a loro spetta fare chiarezza e punire, in caso di violazione delle leggi. E che in ogni altro stato del mondo, un politico accusato di simili nefandezze avrebbe abbandonato il suo partito, per proteggerlo da qualunque accusa e per rispetto dei suoi elettori. È così che funziona la politica. Il caso più recente è quello di Strauss-Khan. Se, infine, i tribunali stabiliscono l'innocenza dell'imputato in questione, questi è libero di tornare al suo ruolo, se il partito lo riaccoglie e se i suoi elettori lo vogliono.

Ma Silvio Berlusconi dichiara di essere stato costretto a ricoprire, suo malgrado, il ruolo della vittima sacrificale in (una parte di) un mondo che lo odia. E questo mondo è costituito da PM corrotti, avversari politici, giornalisti con idee politiche contrarie alla sua e un ammasso di cittadini che si “beve” tutto quello che gli propinano. E da uno dei sette vizi capitali: l'invidia. Invidia della sua ricchezza e del suo potere.

Infine -almeno per questa parte della questione- gli italiani non dovrebbero ricordarsi del detto: “Ognuno ha i dirigenti politici che si merita?” L'Italia è un Paese costituito da persone profondamente individualiste, che hanno perso una buona fetta dei valori basilari e del senso di comunità. Non lo dico io. Lo dicono i fatti. Solo uniti si può fare qualcosa per la propria terra. Ma qui la maggioranza pensa al proprio tornaconto, al proprio “orticello”. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti noi.

All'inizio di questo post ho scritto che la diatriba Augias-Berlusconi tocca anche questioni editoriali. Perché? Perché è uno dei tanti casi in cui uno scrittore viene pubblicato da una casa editrice, ma disprezza il patriarca di quella stessa casa editrice. In questo specifico caso abbiamo Augias, di cui Mondadori ha edito la maggioranza dei libri e Marina Berlusconi, che ne è il presidente. Certamente il giornalista non ha avuto peli sulla lingua nell'attaccare il padre di Marina, e quindi anche lei (quando meno al cuore). Ma la mia domanda è: se da tanti anni un autore (e Augias è solo uno delle centinaia cui mi riferisco) disprezza Berlusconi, per quale ragione continua a pubblicare con la casa editrice della stessa famiglia? Lo sa bene che, così facendo, alimenta i guadagni dei Berlusconi. E quindi il loro potere, la loro ricchezza.

Perciò come fa, da una parte a dichiararsi indignato per la condotta di Silvio Berlusconi e dall'altra parte ricevere assegni firmati dalla sua famiglia e ingrassarla a sua volta?

Qui il Do ut des non è sufficiente. Anzi, personalmente mi nausea.

Silvio Berlusconi

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