Writers of Europe: Romania

Florin Lazarescu non lascia mai passare troppo tempo senza far visita ai genitori nella campagna moldava. È il mondo della sua infanzia, quello delle storie dei suoi genitori a nutrire la sua scrittura. Mentre il padre prepara in giardino una grappa di prugne, lo scrittore inizia a descriversi: “Sembriamo degli africani in questo filmato. Come se fossimo degli africani che preparano una qualche posizione magica. Per gli stranieri somigliamo a degli africani. Tutta questa campagna qui intorno era il mio parco giochi. Godevo di libertà assoluta. Un'altra cosa divertente della mia infanzia è che non ero bravo nelle scazzottate perché troppo gracile e debole, ma sapevo raccontare storie e inventare giochi. All'epoca conducevo una doppia vita, si può dire: quella del topo di biblioteca, perché leggevo molto; e quella nella quale ero io a raccontare storie agli altri, e tutti facevano finta di essere o un indiano o D'Artagnan. In quel mondo selvaggio, quasi tribale della mia infanzia, uno diventava Winnie The Pooh e un altro D'Artagnan senza nemmeno bisogno di leggere. Ero io a raccontare quei personaggi affascinando gli altri bambini”.

Norman Manea e la sua famiglia subirono il pogrom e furono confinati nella Transnistria per anni. Tornarono durante l'epoca del socialismo. Norman aveva 9 anni e si definiva “un vecchio di 9 anni”, perché ne aveva viste tante. Tuttavia abbracciò con entusiasmo quella nuova utopia. Ma dall'utopia alla dittatura il passo è breve.

Mircea Cartarescu per anni ha vissuto immerso in quel Comunismo durissimo, ma per sua stessa ammissione ne usciva 8-10 ore al giorno grazie alla lettura.
Negli anni '80 il dittatore socialista fa radere al suolo il centro storico di Bucarest per eliminarne la storia, la religione e la società borghese, al fine di creare una città socialista e il suo palazzo reale (!) affinché spiccasse su tutti e tutto.
Dopo la fine della dittatura, secondo Cartarescu, il processo di decomposizione della Romania è proseguito negli anni '90 e nei primi del 2000. Non è diventato di colpo un Paese democratico e libero.

La rivista “22” nasce subito dopo la Rivoluzione e Gabriela Adamesteanu le dedica 13 anni della propria vita, accantonando la letteratura. Non voleva censurare nulla, bensì rispettare la libertà di stampa, tutte cose che prima non aveva potuto fare. Inoltre ha pubblicato scritti inediti sotto il Regime e sconosciuti addirittura a lei. Oggi afferma di incontrare gente disperata e le sembra strano: in fondo oggi stiamo meglio rispetto a centinaia d'anni fa, invece i rumeni sono estremamente depressi, disillusi, demoralizzati, confusi e infelici.

Florin Lazarescu: “Quello che mi infastidisce è che molte persone sembrano non capire l'essenza del nostro Paese. O vedono la Romania come un posto mediocre senza valori né civiltà, oppure cadono nell'eccesso opposto e dicono: 'Il nostro Paese è il più bello del mondo, peccato che i nostri politici lo rovinino'. Quello che mi irrita di più è che nessuno se ne assume la responsabilità. Lo fanno raramente, preferiscono accusare gli altri. Io me l'assumo, la mia responsabilità: questo è il mio Paese, bello o brutto che sia è il mio Paese”.


ALCUNI LIBRI DEGLI AUTORI CITATI:

“Il nostro inviato speciale”, Florin Lazarescu, 2011, Nikita

“L'incontro”, Gabriela Adamesteanu, 2010, Nottetempo

“Il ritorno dell'huligano. Una vita”, Norman Manea, 2012, Il Saggiatore

“Clown. Il dittatore e l'artista”, Norman Manea, 1999, Il Saggiatore

“Una mattinata persa”, Gabriela Adamesteanu, 2012, Atmosphere Libri

“Clown. Il dittatore e l'artista”, Norman Manea, 1999, Il Saggiatore

“Nostalgia”, Mircea Cartarescu, 2003, Voland

“Abbacinante. L'ala destra”, Mircea Cartarescu, 2016, Voland

Commenti

  1. In Romania ci sono stata, tra la Valacchia e i Carpazi. Ero interessata al personaggio storico di Vlad III, non quello "romantico", "spaventoso" o leggendario raccontato dalle fiabe rumene o dall’irlandese Stoker. Certo, sono tra quelle che ha letto romanzi sui vampiri, conosco la letteratura gotica e ho testi sulle origini dei “nosferatu”, insomma Vlad III non lo conosco perché sono un genio. Tuttavia la guida rumena, al castello di Bran, ne sapeva meno di me: “Vlad III, principe valacco, facente parte dell’ordine dei Dragoni, si dilettava a impalare la gente…”. Punto. Di Mattia Corvino, guerre di religione, turchi… neanche la traccia. Tornando alla Romania, non mi sono trovata a mio agio: tanta povertà, inquinamento, “disperazione”. Da una parte ho trovato un territorio affascinante, vasto, spettacolare, ricco (alberi, minerali, acqua…), dall’altra città e cittadine fatiscenti, palazzi scrostati, sporco, strade e marciapiedi rotti. C’era un paese addirittura con i tetti neri per l’inquinamento. Ceasuscu, parlando con i rumeni, non “investiva” e quindi le fabbriche utilizzavano macchinari obsoleti, del resto era un dittatore, le persone andavano alla ricerca di cibo, mentre lui spendeva soldi per delle “pazzie”, vedi palazzo a Bucarest o scettro… Sono tra quelle che ha visto il paese degli zingari, ed è, purtroppo, tutto vero. Case meravigliose che non hanno nulla a che vedere con la povertà! Ville esagerate che contrastano con i paesi fatiscenti di cui sopra.
    Ho visto un’agricoltura “antica”, pochi trattori e similari per intenderci. Il castello di Corvino, fratello gemello di quello ungherese a Budapest, nei pressi di Hunedoara è circondato da fabbriche abbandonate. Il formaggio e il miele erano buoni, ho assistito ad una messa ortodossa, ed una signora rumena mi ha raccontato di alcune tradizioni/superstizioni ancora vive in alcune località, campanelli portafortuna attaccati al collo degli asini, croci fuori dalle case e altre cosucce che censuro. Nel 2004 ho trovato gli scarafaggi in albergo, ed ero a Timisoara, ad un turista gli zingari hanno fregato gli occhiali da vista che aveva sul naso… Insomma, non è stato un viaggio tranquillo, ma a volte capita (l’anno scorso in Croazia è accaduto di tutto, auto rotta, pioggia a Plitvice, sfiorato per puro miracolo un cervo, topo in ristorante…). Dal 2004 ad oggi forse qualcosa è cambiato. Forse, un giorno andrò in Bucovina, così vado avanti con le mie ricerche su Vlad, e si vedrà… Come sempre, grazie per i consigli di lettura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Simona, anch'io ricordo un viaggio specialissimo in Romania, fatto con la mia "tribù" in roulotte in pieno inverno. E' stato un periodo davvero indimenticabile e mi pento di non aver tenuto un diario di viaggio, perché sarebbe stato davvero denso di avvenimenti e incontri irripetibili. Le tue parole mi hanno riportato alla mente alcune immagini e certi sapori...grazie!

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Recensione: “Sangue impuro” di Borislav Stankovic'

Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano