Racconti e Premi Letterari
Ormai scrivere a mano una
storia sta diventando 'roba per vecchi', per quegli scrittori cioè,
che potendo godere di maggior tempo rispetto ai loro colleghi più
giovani, coltivano ancora il piacere della scrittura su carta.
Andando un po'
controcorrente, cerco di mantenere lo stesso modus operandi di un
Mauro Corona, o di un Erri de Luca, ostinandomi a scrivere su carta
(rigorosamente riciclata) e penna nera Bic almeno i racconti. Certo
impiego più tempo a trascrivere poi tutto a computer, rileggere e
occuparmi finalmente della revisione, ma confermo l'immenso gusto del
metodo. Vedete, per realizzare questo post sto battendo i tasti del
mio portatile, che mi permettere di essere veloce e trasferire
immediatamente i miei pensieri sullo schermo, su una pagina che poi
copierò e incollerò sul blog. Pratico, veloce. Ma da qui ad
affermare anche che è perfetto, ce ne passa.
Scrivere su carta, per
chi è abituato a farlo fin da quando era un adolescente, permette di
indugiare di più sulle parole. Non c'è alcuna ansia che
l'ispirazione si blocchi o inceppi perché vai un po' più adagio.
Anzi, ispirazione e scrittura a mano sembrano andare magicamente
d'accordo. Sono una coppia molto ben assortita.
E così, questa è la mia
produzione di tre mattine di intensa scrittura.
E' un racconto che inverò
a un concorso letterario. Qualcosa che non facevo più da qualche
anno, presa com'ero dalla scrittura di romanzi. E ammetto che ero
rimasta anche un po' delusa dall'esito delle precedenti
partecipazioni. Sfogliando internet si può leggere di tutto e molti
accusano i maggiori premi letterari di essere costruiti, falsi e di
far vincere determinate persone (di solito giornalisti, scrittori
noti, dottori, parenti di, ecc...).
Cosa ne penso di tutto
questo? Che non posseggo una sfera di cristallo e di conseguenza non
posso essere certa che queste accuse siano vere. Tutto quello che ho
tra le mani è un racconto. Scritto con grande coinvolgimento, che mi
ha provocato nuovamente il piacere della scrittura, quella fase
creativa che ti fa sentire tutt'uno con i tuoi personaggi, il mondo e
ti lascia appagata. Felice.
Io non scrivo per un fine
specifico, a parte quello di crescere come scrittrice. Di
migliorarmi. Certo, vincere un premio letterario mi colmerebbe di
gioia, non lo nascondo. Però a monte c'è qualcosa di più prezioso.
E' il percorso. Il
viaggio che ciascun narratore compie per realizzare uno scritto. E'
la sfida con se stessi. Questi sono i passi che mi interessa
realmente compiere nel mondo della letteratura. Scrivere, strappare
fogli, riscriverli, accogliere in me i miei personaggi, studiarli,
osservarli mentre si muovono in mezzo alle costruzioni della mia
mente e descriverli. Nel miglior modo possibile.
L'editoria ama poco i
racconti. Perché non rendono. Eppure sulla mensola di uno dei miei
scaffali c'è una sfilza infinita di racconti, usciti due estati fa
con il Domenicale de Il Sole 24 Ore che urlano la loro importanza nel
mondo letterario. Autori come Garcìa Marquez, Virginia Woolf,
Georges Simenon si sono dedicati assiduamente ai racconti, con esiti
che tutti conosciamo.
Io, poi, sono
naturalmente eclettica, non mi piace adagiarmi sugli allori, ho
bisogno di esplorare nuovi stili, spazi ridotti e immensi, non temo
di cambiare genere, anzi.
Quello che posso dire dei
racconti è che rappresentano un ottimo laboratorio di scrittura.
Così come i premi letterari. Per anni ho avuto altro a cui pensare.
I miei romanzi in primis. Non è che ora sia cambiato qualcosa ma,
tra un manoscritto e l'altro, voglio rimettermi alla prova. Misurarmi
con queste opportunità nazionali e regionali. Se vincerò sarà una
grande soddisfazione personale. Se perderò, invece, la prenderò
come una lezione in più, che mi impedirà di volare troppo alto, ma
di rimanere coi piedi ben piantati per terra per continuare a
provarci ancora e ancora.
Perché quello che
davvero importa, quando si scrive, è continuare a farlo. Imparare
dai propri errori e lottare per migliorare quello che si fa. Ogni
singolo giorno.
Mmm, questa conclusione
mi ricorda qualcosa...
E infine, Upupa ha soddisfatto la sua curiosità... è proprio vero che i fatti sono creature estremamente territoriali!
Guarda, non amo particolarmente i racconti, nonostante sia una che ne scriva (e non credo bene, ho soltanto moooolta fantasia). Le mie eccezioni sono: Bradbury, Marquez e Joanne Harris. Le favole, invece, sono un'altra storia;). In ogni caso, quello che volevo dire è che fai benissimo a partecipare ad un concorso, al di là del risultato.
RispondiEliminaPure io scrivo su carta, anzi su qualsiasi foglietto, post it, cartone... insomma, dovunque! E non esiste buona o cattiva scrittura, esiste LA SCRITTURA.
Banana Yoshimoto, che può non piacere, non ha scritto delle "enciclopedie", il suo Kitchen era praticamente un lungo racconto.
Ma dimmi tu! Io DEVO iniziare a leggere Yoshimoto. Devo proprio!
EliminaComunque vedi come ci capiamo. E stamane sono andata a prendermi La locanda degli annegati e altri racconti, appena uscito, di Simenon, perché un critico letterario lo consigliava come linea guida perfetta per chi si occupa di scrittura. Vedi come ti giungono le informazioni, talvolta, nel momento perfetto?
Comunque sappi che ho trovato anche un concorso letterario al femminile con una sezione dedicata al Ricettario di Famiglia. E voglio assolutamente partecipare.
Quante possibilità!
Riguardo a Yoshimoto, ho letto molti scrittori giapponesi, e lei è molto brava. E' semplice, diretta, scrive col cuore. E' una scrittura moderna, stile "manga", ma non fraintendere. I suoi primi libri, secondo me, sono i più belli, ma come dicevo è una questione di gusti. Voglio dire, Mishima è degli anni sessanta, ha un modo di scrivere "retrò" e poi era un mezzo folle (in senso pure buono), mentre Yoshimoto è moderna, nel vero senso del termine. E diciamolo è migliore della Meyer ;)... ahahahah
EliminaComunque il più famoso è Murakami. Almeno in Italia.
Te che sai scrivere... partecipa, partecipa e ancora partecipa! Non perdere nessuna occasione.
:*
Ciao, ho letto il tuo commento da Anyanka e mi è piaciuto molto, così eccomi qui :)La Yoshimoto mi piace tanto, sai?Nella sua profonda semplicità.A presto! :) Chandana
RispondiEliminaGrazie della tua visita Chandana! E la Yoshimoto di certo non me la perdo più!
Eliminasei magica tu <3
RispondiEliminaGrazie, mia dolce amica!!
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