Visita al Museo Etnografico di Udine per la mostra “Simboli e rituali della morte” – Parte ½


Per quanto agghiacciante possa apparire ai più, sono stata irresistibilmente attratta verso il Museo Etnografico di Udine principalmente a causa di questa mostra.



Già la foto di questa anziana signora friulana, seduta su un recinto del cimitero di Zuglio, dopo la visita ai suoi cari, ha smosso qualcosa dentro di me, qualcosa che è certamente legato all'amore che nutro verso gli antenati e versi i “saggi”, verso tutti coloro che hanno vissuto anni, secoli, millenni prima di noi e che sono veri e propri scrigni di sapere. Nonostante la maggior parte di noi si creda naturalmente più evoluta e migliore di tutti loro.

La Morte, poi, non è una mia nemica. Da tanto, ormai, la considero parte integrante della Vita e, così come amo conoscere tutte le manifestazioni della seconda, vado volentieri incontro anche ai dettagli della prima.

Quello che non mi aspettavo, però, era di trovare nel rinascimentale Palazzo Giacomelli che ospita il museo i reperti etnografici di tre studiosi che ho molto apprezzato, durante i miei anni di studio del territorio e delle sue genti: Lea d'Orlandi, Luigi e Andreina Ciceri, nonché Gaetano Perusini. Quando ho letto i nomi dei primi tre ricercatori friulani, mi è salito il cuore in gola e ho avuto la certezza di trovarmi nel posto giusto, al momento giusto. Ma di questo scriverò diffusamente nella seconda parte di questo post.

Oggi mi interessa dimostrare la mia ammirazione verso i due fotografi: Carlo Innocenti e Claudio Alvaro Marcon, che hanno realizzato delle immagini estremamente suggestive e toccanti.

Le foto raccontano i diversi modi in cui i parenti che sopravvivono ai loro cari defunti, li ricordano. Dalle effigi di cavalli e ai soldi lasciati sulle tombe di gitani, ai sassolini sulle lapidi ebree, simbolo delle qualità positive del morto.

Mi hanno particolarmente colpita la foto del “nonzolo”, il coadiutore del sacerdote per l'esercizio funebre, con la grossa chiave del cimitero tra le mani, poiché apriva e chiudeva il temuto cancello, così come una foto di famiglia del 1912 con il volto di una ragazzina cancellato con vigore, a dimostrazione della sua scomparsa.

E poi c'erano i simboli sulle lapidi. I simboli. Quanto amo queste metafore rappresentative di uno stato d'animo o di un evento. Ho scoperto significati a me completamente alieni. Eccone una folta lista:

  • Due mani che si stringono: stretta consolatrice e unione solidale.
  • Libro aperto: il libro aperto della vita.
  • Alloro: vita eterna.
  • Edera: attaccamento alla vita.
  • Giglio: purezza e “pallida morte”.
  • Rosa: la rosa della vita e del ricordo.
  • Papavero: sonno eterno.
  • Vite spezzata: la vita interrotta.
  • Ghirlanda di fiori: la ciclicità della vita eterna.
  • Alfa e Omega: sono poste sulla lapide al posto delle diciture “nato” e “morto”.
  • Ancora: elemento di stabilità e sicurezza, rappresenta la fede la speranza, nonché la fine del viaggio.
  • Clessidra: il trascorrere del tempo.
  • Colonna spezzata, teschio sopra a tibie incrociate: la fine dell'esistenza terrena.
  • Angelo: custode dell'anima.
  • Occhio inserito nel triangolo con la punta rivolta verso l'alto o circondato da raggi: metafora dell'onnipotenza di Dio e della Trinità.
  • Mani unite: fedeltà, alleanza e fraternità a volte usate come emblema di Mutuo Soccorso.
  • Squadra incrociata con il compasso, cazzuola e altri strumenti da muratore: appartenenza alla Massoneria.
  • Farfalla: trasformazione spirituale, capacità di abbandonare la vita corporea per ascendere al cielo.
  • Pavone: perde le penne della coda, che rimette in primavera, perciò rappresenta il rinnovamento e la resurrezione.
  • Pellicano: emblema della redenzione, infatti come l'uccello si apre a colpi di becco il petto per nutrire con il proprio sangue i piccoli, così Cristo dona il suo sangue per la redenzione degli uomini.
  • Uroboro: ciclicità della vita.
  • Fiaccole, candele e fiammelle: la vita eterna.

Ma si sa, le foto vanno osservate soggettivamente, poiché anche se recano simbologie oggettive, le emozioni che trasmettono sono intime ed estremamente personali.

Siete in tempo per visitare la mostra fino al 25 novembre 2012.

A voi le indicazioni:

Palazzo Giacomelli
via Grazzano,1
Telefono: 0432.271920
Fax: 0432.271907
e-mail: museoetnografico@comune.udine.it

Orario invernale - dal 1° ottobre al 30 aprile: da martedì a domenica dalle 10.30 alle 17.00
Orario estivo - dal 1° maggio al 30 settembre: da martedì a domenica dalle 10.30 alle 19.00
Chiuso il lunedì

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione: “Sangue impuro” di Borislav Stankovic'

Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano