Visita al Museo Etnografico di Udine – Parte 2/2


Continuo la narrazione della visita al museo di una settimana fa.
La mostra sulla simbologia della morte e i suoi rituali era di certo intrigante e didattica, ma mai come il resto del museo.
Su tre piani si trova un mondo, anzi no, una “casa”, poiché su ogni piano c'è la narrazione visiva e oggettiva del mondo di ogni uomo e di ogni donna friulana.
Si comincia proprio dall'illustrazione della famiglia e della comunità. Tutto si svolge, naturalmente, attorno al fogolar, il focolare, dove si organizza la vita di ciascun componente della famiglia. Una famiglia patriarcale, secondo i modelli pre-cristiani che si ritrovavano nel clan celtico, nella gens romana e nella fara longobarda. E patriarcale come la Vicinìa, che fin dal Medioevo era un'organizzazione comunitaria che riuniva tutti, in regime assembleare, all'aperto, usualmente sotto le fronde di un tiglio. Attraverso la Vicinìa si amministravano i boschi, i pascoli e le proprietà. La Vicinìa durò fino a alla fine dell'Ottocento.
Tutto si decideva in seno alla famiglia e alla Vicinìa, anche il mestiere di ciascun componente e le emigrazioni, che in Friuli furono una realtà fin da tempi non sospetti.
Naturalmente l'esistenza di ogni friulano ruotava attorno alla Terra e ai cicli agresti. Per questa ragione, fin dalla notte dei tempi, sorsero credenze e rituali volte a richiamare la benevolenza degli Dei (e poi del Dio Cristiano) sulla Madre Terra. I principali periodi di celebrazioni e feste erano legati ai cambi stagionali, i due equinozi e i due solstizi, detti anche tempora.
I simboli degli antichi culti pagani, in questo senso, sono presenti ovunque, anche negli oggetti di uso quotidiano, come i calderoni, dove ho trovato i soli celtici (oggi noti, ahimé, solo grazie a quelli dei padani), oppure i battenti delle porte, dove oltre alle teste di leone, si trovavano anche quelle dell'Uomo Verde o Uomo Silvestre, di paganissima memoria. Veniva posto sulla porta a protezione della stessa, poiché la soglia rappresenta un punto importantissimo della casa, che va difeso da influenze nefaste a ogni costo. Gli antichi romani adottavano l'effige del Dio Giano, il bifronte. Ogni civiltà possiede diversi guardiani della soglia.
Le sale del museo rappresentano diversissimi sprazzi di vita e umanità. Dai giochi dei bambini, alla vita dei boscaioli, dalle attività delle herbane a quelle dei chirurghi friulani, con i loro inquietanti strumenti operatori.
Sono rimasta estasiata anche dalle enormi sale che contengono il materiale relativo ai costumi e alla tessitura friulana. Ora che ho iniziato la scuola di merletto, mi sono persa dietro alle finissime lavorazioni di cotone e lino al tombolo. E che dire dei diversi metodi di tintura della lana, tutti naturali e di antichissima memoria? O dell'enorme telaio che domina la grande stanza del terzo piano? Sentivo l'irresistibile desiderio di sedermi e iniziare a lavorare, mi attirava come una calamita.
Uscire di lì è stato difficile. Avrei potuto rinchiudermi tra quelle mura e vivere in quell'edificio, che peraltro presenta anche il mobilio rinascimentale e settecentesco originale, tra cui lo scrittoio più bello che i miei occhi abbiano avuto il privilegio di ammirare. Nel book-shop c'erano anche testi in consultazione, perché ormai sono esauriti. Ho preso nota di tutto quello che mi interessava, anche se mi rendo conto che, per una ricerca adeguata, ho bisogno di più visite e di tempo per lasciar sedimentare i vali strati di conoscenza.
Inoltre, so bene che non si può scrivere e trasmettere tutto quello che il museo contiene, perché diverrebbe dispersivo e non lo si potrebbe gustare a dovere, perciò, per quanto riguarda le mie ricerche, continuerò a focalizzarmi sui culti pagani friulani.
E poi, negli scampoli di tempo che riesco sempre a ritagliarmi, continuerò anche ad ammirare e studiare e lavorare su quel favoloso mondo che è l'arte femminile della tessitura, in ogni sua forma.
So bene che l'Italia è un Paese delle meraviglie, il Bel Paese per antonomasia. Ma quanto sono felice e orgogliosa di essere nata proprio in Friuli. Qui sembra esserci davvero tutto ciò che amo e tutto ciò di cui ho bisogno. Mi sento fortunata. Estremamente fortunata.

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